Covid-19, cos’è la “nebbia cognitiva” che sembra colpire il cervello di 1 paziente su 20

Salute e Benessere

Si tratta di una delle conseguenze riscontrate più frequentemente dopo la guarigione dall’infezione da coronavirus. I sintomi possono comprendere perdita di memoria, confusione e  difficoltà di concentrazione

Un soggetto su venti tra i pazienti che hanno contratto il Covid-19 sembra soffrire a lungo termine della cosiddetta “nebbia cognitiva”. 

Si tratta di una delle conseguenze riscontrate più frequentemente dopo la guarigione dall’infezione da coronavirus, che, oltre a compromettere diversi apparati dell’organismo in maniera più o meno durevole, potrebbe essere in grado di produrre degli strascichi sulle capacità mentali degli ex positivi, anche per parecchi mesi dopo la guarigione.

Lo biologa Barbara Gallavotti, nel corso di un recente intervento nella trasmissione “Di Martedì” in onda su La7, ha spiegato che “il Covid può influire sulle nostre capacità mentali a medio e lungo termine: in molti, una volta guariti, lamentano una specie di nebbia e stanchezza mentale, sono i cosiddetti “strascichi”. 

Colpiti anche i giovani 

 

L’esperta ha inoltre sottolineato che questi sintomi sembrano interessare il 5% tra le persone che hanno manifestato la malattia, e che sembrano colpire anche i “soggetti che non hanno manifestato l’infezione in maniera particolarmente grave. Ma comunque persone che hanno avuto più di un sintomo riconducibile al Covid-19, solitamente almeno quattro. Come per esempio la febbre, la tosse, la difficoltà di respiro o il mal di testa”. “Spesso si tratta di persone giovani, di età compresa tra i 18 e i 49 anni”, ha precisato Gallavotti. 

 

Sintomi della “nebbia cognitiva”

 

I sintomi della “nebbia del cervello” possono comprendere perdita di memoria (solitamente a breve termine), confusione e difficoltà di concentrazione. Come riporta il Corriere, alcuni pazienti lamentano di aver bisogno di più tempo per portare a termine i compiti e di sentirsi spesso confusi e sopraffatti. La “nebbia cognitiva”, sebbene ad ora non ci siano conferme a riguardo, potrebbe essere uno dei sintomi della “sindrome post-Covid” o “long-Covid”, che comprende una serie di problematiche che durano per mesi, dopo la guarigione dalla malattia.

 

Disturbo comune ad altre patologie

 

Sebbene ad ora, data l’assenza di studi sistematici sul post Covid, non siano chiari i motivi dello sviluppo della cosiddetta “nebbia cognitiva”, sembra, che a evidenziare questo tipo di sintomatologia, siano anche gli asintomatici o i pazienti che si sono ammalati solo leggermente e senza precedenti patologie. Inoltre, questi “strascichi”, come riferito al New York Times da Marie Grill, neurologa presso la Mayo Clinic, sembrano essere comuni ad altre infezioni come la malattia di Lyme, la mononucleosi e altri tipi di virus dell’herpes.

Come riporta il Corriere della Sera, Craig Spencer, direttore del Global Health in Emergency Medicine presso il New York-Presbyterian / Columbia University Medical Center, negli scorsi mesi ha dichiarato al Washington Post di avere avuto problemi analoghi dopo essersi ammalato di Ebola: “Nel 2014 mi sono ammalato di Ebola in Guinea. A quasi sei anni dalla “guarigione”, continuo ad avere difficoltà a concentrarmi. La mia capacità di ricordare è drasticamente ridotta. Dimentico nomi e dettagli di persone che conoscevo molto, molto bene”.

approfondimento

Coronavirus in Italia e nel mondo, le ultime news del 19 novembre

Salute e benessere: Più letti