Il direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco, in un intervento ad Agorà, su Rai 3, ha fatto il punto sulle cure disponibili contro il Covid-19, evidenziando i passi in avanti compiuti dalla ricerca di settore in questi mesi di emergenza coronavirus
Il direttore generale dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), Nicola Marini, in un intervento ad Agorà, su Rai 3, ha fatto il punto sulle cure disponibili contro il Covid-19, evidenziando i passi in avanti compiuti dalla ricerca di settore in questi mesi di emergenza coronavirus.
“È cambiato molto lo standard di cura rispetto ai primi mesi. Ad esempio i farmaci per Aids abbiamo visto che non sono da utilizzare, perché troppo pesanti per i pazienti; la clorochina non ha mostrato dati positivi". Invece, "il cortisone rappresenta oggi uno dei cardini della terapia: uno studio inglese ha mostrato che riduce la mortalità. E l'eparina è diventato altro pilastro del trattamento". ha spiegato Magrini, specificando che la terapia del plasmaiperimmune "non sappiamo ancora se funziona e in chi".
Magrini: “Numerosi farmaci in fase di studio. Siamo ottimisti, ma occorre anche cautela”
"Oggi ancora il plasma non è uno standard di cura", ha aggiunto il direttore generale dell’Aifa, precisando che su questa terapia basata sull'utilizzo degli anticorpi presenti nel plasma dei pazienti in convalescenza "gli Stati Uniti hanno pubblicato la scorsa settimana dei dati relativi a 4.000 pazienti trattati col plasma e hanno detto che ancora non sappiamo se funziona e in chi. Se funziona è probabile che funzioni poco e solo in alcune categorie". In Italia, invece, è finalmente stato avviato uno studio di “discrete dimensioni”, preannunciato negli scorsi mesi “che sta ancora reclutando i pazienti”. Come precisa Magrini, si tratta, come per altri farmaci contro il Covid-19, "di uno studio randomizzato, ovvero in cui un gruppo di pazienti prende il farmaco e l'altro no. È ora in corso, ha arruolato 150 pazienti ma penso si debba arrivare almeno a 500 o mille, per capire che cosa fa". Secondo Magrini, potrebbero presto rientrare tra le opzioni di cura anche gli anticorpi monoclonali, “che sono stati clonati da diverse industrie, tra cui anche un gruppo italiano di alto livello, e sono in fase avanzata di sviluppo”.
"Per presto intendo i primi mesi dell'anno prossimo o il primo semestre. C'è ottimismo, ma serve anche cautela”, precisa il direttore generale dell’Aifa.
Quanto al Remdesivir, la prima terapia approvata in Europa contro le forme gravi della patologia, "c'è stato un primo studio, pubblicato forse troppo presto, fatto negli Stati Uniti che indicava efficacia discreta. Il nuovo studio reso noto venerdì, ma non ancora pubblicato in rivista, come vogliamo che sia per vedere i dati, riduce le aspettative sulla riduzione della mortalità. Può essere un farmaco potenzialmente aggiuntivo ma vogliamo vedere cosa fa in aggiunta al cortisone. Servono ulteriori studi probabilmente”, precisa Magrini.
Magrini: “Volontario vaccino deceduto sembra in gruppo placebo”
Nel corso del suo intervento, il direttore generale dell’Aifa si è espresso anche in merito alla notizia del decesso di una delle persone coinvolte nella sperimentazioni del vaccino Oxford-Astrazeneca, alla quale sembra non sia stata somministrata la dose. “Sembra si tratti di un paziente del gruppo placebo di uno studio molto ampio su 15.000 persone che stanno facendo in Brasile”, ha commentato Magrini.
Magrini: "Ho avuto Covid, è stata lunga ma non grave”
Magrini ha poi dichiarato di aver avuto il Covid-19, elogiando il lavoro svolto dagli operatori sanitari. “Ho avuto il Covid-19. È stata lunga anche se non ho avuto una forma grave. Sono stato 12 giorni in isolamento allo Spallanzani e anche mia moglie lo ha avuto. Ho potuto apprezzare il lavoro di tutti gli operatori sanitari. Non ho contagiato nessuno dove lavoro, sono stati fatti tamponi a 80 persone. Però fossi stato un po' più attento”, ha raccontato il direttore generale dell’Aifa. "Le avvertenze ci dicono che abbiamo misure per evitarlo anche con i nostri comportamenti. Ero arrivato a Roma da poco, avevo da poco ricevuto l'incarico e forse ho preso un po' sottogamba il pericolo”, ha concluso.