Il viceministro alla Salute: “Per quanto riguarda la responsabilità legale dei presidi a mio parere ci dovranno essere degli sgravi”. E aggiunge: “Nel caso in una classe qualcuno risultasse positivo al coronavirus potrebbe scattare una chiusura temporanea”
"Dal punto di vista sanitario dobbiamo essere rigidi, ma le scuole devono ripartire. Ci aspettiamo un aumento del numero dei contagi e dei focolai però con il virus dobbiamo convivere". È questa la posizione del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri che in un intervento a Timeline, su Sky TG24, ha affrontato alcuni dei temi più caldi legati alla pandemia di Covid-19 (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA).
"Nel caso in una classe qualcuno risultasse positivo al coronavirus, dovranno essere fatti i controlli a tutti. Potrebbe scattare una chiusura temporanea, ma poi la scuola riapre”, ha aggiunto Sileri.
Sileri: “Serve sgravio su responsabilità penale presidi”
"Per quanto riguarda la responsabilità legale dei presidi a mio parere ci dovranno essere degli sgravi. Va fatta una discussione da cui emerga qualcosa di chiaro", ha precisato il viceministro alla Salute, appoggiando il recente appello dell’Associazione nazionale presidi, che ha chiesto al governo di rivedere la responsabilità penale per i dirigenti scolastici in caso di contagi da coronavirus tra i banchi di scuola. "Il decreto cura Italia - spiega all'Agi - ha equiparato il contagio da Covid ad un infortunio sul lavoro: ma non si può pensare che il dirigente scolastico debba finire sotto accusa in caso di contagio di un dipendente laddove il protocollo sanitario sia stato integralmente applicato; ferme restando, naturalmente, tutte le tutele del personale”.
Sileri: “Arrivi Francia senza tampone, aggiornamento lista”
“In Francia c'è un numero crescente di contagiati da coronavirus, il controllo è in origine con la chiusura di alcune aree. Se chi arriva dalla Francia non ha l'obbligo del tampone come per altri Paesi europei non è detto che la lista non venga aggiornata”, ha aggiunto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, rispondendo a una domanda sul tema, poi ripreso anche da Raffaele Bruno, direttore di Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, che ritiene siano necessari test anche per chi arriva dalla Francia.
"Ci sono altri Paesi che hanno più contagi rispetto a quelli per cui adesso è obbligatorio fare il tampone. Ad esempio farei fare il tampone a chi viene dalla Francia o dagli Stati Uniti. Se diciamo di fare il tampone a chi viene dalla Croazia non capisco perché non bisogna farlo a chi viene dalla Francia o dagli Stati Uniti", ha precisato Bruno.
Il viceministro alla Salute, in risposta, dichiara: "Circa un mese e mezzo fa ho proposto al Comitato tecnico scientifico di non fare un solo tampone all'arrivo, ma uno all'arrivo e uno almeno a quattro o cinque giorni, perché un persona potrebbe essersi presa il virus anche poco prima della partenza e servono diversi giorni prima del contagio. Metterei dei container di laboratorio all'interno degli aeroporti e procederei a tamponi a tutti quelli che arrivano dai Paesi nei quali il numero dei contagi è in crescita". Per poi concludere: “Andrei proprio a controllare il trend in crescita, non aspetterei di avere trenta casi ogni centomila abitanti. Laddove c'è una crescita allora quelli che vengono da quel Paese, italiani o non italiani, devono fare un tampone, quattro o cinque giorni di quarantena e poi un altro tampone, poi se sono negativi sono liberi. Ho fatto questa proposta al Cts il 10 luglio, ci stanno lavorando".