Il prodotto, a marchio “Formaggi Fratelli Carai” e con denominazione di vendita “Divino”, è stato segnalato dagli esperti del Ministero della Salute per rischio microbiologico
Il Ministero della Salute, attraverso un comunicato ufficiale apparso sul proprio sito, ha segnalato il richiamo dal mercato di uno specifico lotto di formaggio pecorino a latte crudo semi-stagionato, per rischio microbiologico. Il prodotto, a marchio “Formaggi Fratelli Carai” e con denominazione di vendita “Divino”, arriva dall’azienda agricola di Carai Giuseppe (marchio di identificazione CE IT 09 501), con sede presso Podere Rimini, 37 Volterra (PI), località Montemiccioli ed il motivo del provvedimento è legato alla presenza di E. Coli. Il lotto in questione, che come sottolineano gli esperti del Ministero non va consumato e va riportato subito al punto vendita dove lo si è acquistato, è lo 080520, in forme da circa 1,5 Kg e con data di scadenza 26/9/2020.
L’E. Coli e i sottogruppi
Nello specifico, nell’area del documento pubblicato dal Ministero della Salute e che riguarda il motivo del richiamo, si legge della “presenza di E. Coli STEC in 25 gr (non rilevati sierogruppi O157, O111, O26, O103, O145, O104:H4)”. Come spiega, ad esempio, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana sul proprio sito, l’Escherichia coli (E. coli) “è un germe appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae, famiglia che include un numero ampio di specie batteriche”, tra cui ad esempio anche la salmonella, “il cui habitat naturale è rappresentato dall’intestino dell’uomo e di altri animali”. Alcuni ceppi di E. coli, definiti “verocitotossici” (STEC o VTEC), sono agenti in grado di produrre tossine pericolose per la salute umana, inducendo una grave forma di diarrea emorragica, spiegano gli esperti. Inoltre, una possibile complicazione, riscontrabile solo nel 5-10% dei casi a seguito di infezione da STEC, più comune soprattutto nei bambini, “è la sindrome emolitica-uremica (SEU), malattia che si caratterizza per una grave insufficienza renale acuta” e per cui spesso risulta necessario ricorrere alla dialisi. Senza escludere poi casi di anemia e piastrinopenia, ovvero un ridotto numero di piastrine che in alcuni casi (circa il 20%) si può rivelare fatale. “Gli STEC possono appartenere a differenti sierotipi”, aggiungono gli esperti. Sottolineando che ne esistono più di un centinaio, “ma la gran parte dei casi di infezione riportati nell’uomo risultano causati da E. coli appartenenti a 5 sierotipi, ovvero O157, O26, O111, O103 e O145, quasi tutti, come detto, non rilevati nel prodotto ritirato.
Gli STEC negli animali
Una curiosità, sempre segnalata dall’IZS di Lazio e Toscana, è che sono i bovini a rappresentare il più importante serbatoio naturale di STEC, però presenti spesso anche in altri ruminanti domestici e selvatici, tra cui pecore, capre, cervi e caprioli. La loro presenza in questi animali, spesso e volentieri, non causa alcun sintomo di malattia evidente.