Obesità, per il 40% dei pazienti italiani non è una malattia cronica

Salute e Benessere

A indicarlo sono i dati dello studio internazionale Action-Io, recentemente pubblicati sulla rivista Eating and Weight Disorders - Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity

Sono ancora numerosi gli italiani che trascurano l’obesità. A indicarlo sono i dati dello studio internazionale Action-Io, recentemente pubblicati sulla rivista Eating and Weight Disorders - Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity. Dalla ricerca emerge che in Italia quasi il 40% delle persone con obesità non pensa che si tratti di una malattia cronica e che solo in pochi casi i medici invitano i pazienti a ricorrere a farmaci per la perdita di peso su prescrizione (11%) o alla chirurgia bariatrica (10%). Per sette persone su 10 con questa patologia le strategie più efficaci per una corretta gestione del peso a lungo termine sono l’attività fisica e il miglioramento delle abitudini alimentari. Infine, il 91% dei medici dichiara l’obesità una malattia cronica e circa 8 esperti su 10 ritengono che vada affrontata migliorando il proprio stile di vita.

 

I risultati dello studio

 

Lo studio Action-Io è stato condotto in 11 Paesi con l’obiettivo di identificare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli per la cura dell’obesità, sia da parte delle persone che soffrono di questa malattia che dei medici. In Italia il questionario è stato compilato da 1.500 obesi e da 300 medici. I risultati indicano che, in generale, la percezione comune è che l’assistenza sanitaria italiana non stia facendo abbastanza per rispondere alle esigenze di chi convive con questa patologia. Solo il 13% delle persone con obesità e il 13% dei medici si dichiara soddisfatto. 

 

La gestione terapeutica dell’obesità

 

Paolo Sbraccia, vice presidente di Ibdo Foundation e professore ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma Tor Vergata, spiega che l’obesità deve essere considerata come una malattia cronica, a patogenesi multifattoriale, che necessita di cure e attenzioni adeguate. “La gestione terapeutica è complessa e richiede un approccio multidimensionale. Le principali linee guida dell’obesità indicano che il primo passo della terapia è rappresentato dalla modificazione degli stili di vita attraverso l’intervento nutrizionale, l’incremento dell’attività fisica strutturata e le modifiche comportamentali. Tuttavia, quando questa prima strategia risulta insufficiente o del tutto inefficace è possibile ricorrere alla terapia farmacologica e, in alcuni casi, alla chirurgia bariatrica”, aggiunge l’esperto. 

 

Necessaria una migliore formazione degli operatori sanitari

 

Tra i medici che hanno preso parte allo studio, solo il 25% ritiene attualmente disponibili valide opzioni farmacologiche per perdere peso. La percentuale è più alta nel caso della chirurgia bariatrica (58%). L’83% delle persone con obesità preferisce gestire autonomamente il proprio peso piuttosto che ricorrere all’utilizzo dei farmaci e l’81% applica questo ragionamento anche alla chirurgia bariatrica. Sbraccia sottolinea che “bisogna sfidare la percezione errata che l'obesità sia sotto il controllo dell’individuo e i medici devono promuovere conversazioni utili sulla perdita di peso”. Inoltre, il docente ritiene che gli operatori sanitari dovrebbero ricevere una formazione migliore per quanto concerne la gestione clinica dell’obesità, focalizzata sull’importanza di un approccio multidisciplinare.

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