È quanto emerge dalle stime realizzate dall’Associazione italiana di oncologia medica in occasione della XV giornata del malato oncologico. I pazienti e le società scientifiche chiedono degli interventi urgenti
Le stime dell’Associazione italiana di oncologia medica, realizzate in occasione della XV Giornata del malato oncologico, indicano che l’emergenza coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24) ha avuto un impatto negativo sulla lotta ai tumori. Le nuove diagnosi di cancro si sono ridotte del 52%, il 64% degli interventi chirurgici ha subito dei ritardi e le visite sono diminuite del 57%. I pazienti e le società scientifiche chiedono a gran voce degli interventi urgenti, perché “i tumori non sono meno gravi del Covid-19 e ulteriori ritardi nella programmazione e assistenza rischiano di compromettere le possibilità di sopravvivenza”.
La gestione della fase 2
Per affrontare la fase 2 dell’emergenza sanitaria, FAVO, AIOM, AIRO, SICO, SIPO e FNOPI hanno stilato un documento programmatico che tocca diversi punti cruciali, come il potenziamento della telemedicina, delle cure territoriali e dell’assistenza domiciliare, l’incremento del numero di interventi chirurgici, l’aggiornamento del parco tecnologico nazionale degli apparecchi di radioterapia, la riattivazione urgente di tutti i programmi di screening, l’eliminazione degli ostacoli burocratici per ottenere le tutele sociali e la effettiva realizzazione delle Reti oncologiche regionali, con investimenti importanti nella medicina di precisione. Il documento spiega che “nella fase 2, tutti i pazienti possono rivolgersi, con fiducia e serenità, alle loro strutture di riferimento, dove sono stati attivati protocolli specifici per la protezione dal contagio. Invitiamo i pazienti oncologici e le loro famiglie a superare ogni riserva e a non trascurare diagnosi e trattamenti per immotivate paure di contagio, anche per non compromettere i brillanti successi che negli ultimi anni sono stati raggiunti della cura del cancro”.
L’importanza dei programmi di telemedicina
Nel documento è evidenziata anche l’importanza di uniformare a livello nazionale i programmi di telemedicina nel corso della fase 2. Si tratta di iniziative importanti non solo per i pazienti liberi dalla malattia e in follow-up, ma anche per coloro che sono in trattamento attivo. “Vanno adottati i patient-reported outcomes elettronici della pratica clinica oncologica, perché associati a beneficio in termini di gestione tempestiva dei sintomi e delle tossicità dei trattamenti, di qualità di vita e soddisfazione del paziente, nonché in termini di riduzione degli accessi in pronto soccorso e ospedalizzazioni”, spiegano le associazioni che hanno stilato il documento, per le quali anche gli interventi chirurgici devono riprendere a pieno ritmo. “Nella fase 2 va incrementata l’attività di chirurgia elettiva oncologica del 20-30%, per permettere la progressiva presa in carico dei pazienti non trattati nei mesi dell’emergenza ed è necessario creare posti aggiuntivi di terapia semi-intensiva post-operatoria, per poter effettuare le chirurgie maggiori in sicurezza. Inoltre è opportuno estendere l’obbligo di eseguire tamponi nasofaringei per Covid-19 e l’eventuale sierologia per i pazienti candidati a chirurgia oncologica, pur in assenza di sintomi”.