Coronavirus, Ministero della Salute: test in corso su cura con plasma

Salute e Benessere

Sul portale “Donailsangue”, il Ministero sottolinea che questo tipo di trattamento “non è da considerarsi al momento ancora consolidato”, data l’assenza di evidenze scientifiche sulla sua efficacia e sicurezza, che eventualmente arriveranno al termine dei test in corso

"L'uso del plasma da convalescenti come terapia per il Covid-19 è attualmente oggetto di studio in diversi Paesi del mondo, Italia compresa”, spiega il Ministero della Salute in una scheda dedicata alla terapia a base di plasma iperimmune, pubblicata sul suo portale “Donailsangue”, dove sottolinea che questo tipo di trattamento “non è da considerarsi al momento ancora consolidato”, data l’assenza di evidenze scientifiche sulla sua efficacia e sicurezza, che eventualmente potranno essere fornite dai risultati dei protocolli sperimentali in corso. 

“Il plasma da convalescenti è già stato utilizzato in passato per trattare diverse malattie e, in tempi più recenti, è stato usato, con risultati incoraggianti, durante le pandemie di SARS ed Ebola”, aggiunge il Ministero. 

Terapia a base di plasma iperimmune: ecco come funziona

 

Come spiegato nel dettaglio dagli esperti del Ministero della Salute sul portale, la terapia con plasma consiste nel prelievo di plasma da persone guarite dal Covid-19 e nella sua successiva somministrazione a pazienti affetti dalla patologia associata al nuovo coronavirus. 

Il trattamento viene eseguito solo dopo l’esecuzione di diverse verifiche in laboratorio necessarie per “quantizzare i livelli di anticorpi “neutralizzanti”, e procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente”.

Il trattamento è finalizzato a trasferire gli  anticorpi anti-SARS-Cov-2, sviluppati dai soggetti guariti dal Covid-19, ai pazienti positivi.  

Gli anticorpi (immunoglobuline), come si legge nella scheda, “sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad una infezione e ‘aiutano’ il paziente a combattere l’agente patogeno (ad esempio un virus) andandosi a legare ad esso e “neutralizzandolo”. Tale meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace nei confronti del SARS-Cov-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti”.

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