Nel corso di un’intervista a Sky TG24, il docente di Igiene all'Università di Pisa ha spiegato che questi strumenti servono a determinare l’entità di un focolaio epidemico e a circoscriverlo
Nel corso di un’intervista a Sky TG24, Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'Università di Pisa e coordinatore della task force per le emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, ha parlato della fase 2 dell’emergenza sanitaria. “In Italia abbiamo cercato di evitare un picco alto e stretto e siamo così riusciti a ottenere uno schiacciamento della curva epidemica, che ora ha una forma bassa e lunga. Il virus però è ancora in circolazione: è quindi importante ripartire, facendo però tutto il possibile per limitarne la velocità di trasmissione”, ha spiegato il professore. “Dobbiamo prevenire la seconda ondata. In alcune regioni, come la Sicilia, non è nemmeno arrivata la prima. La maggior parte dei cittadini del Centro-Sud Italia non hanno incontrato il virus, quindi sono ancora suscettibili e questo significa che, paradossalmente, proprio in queste regioni il rischio di una riaccensione è maggiore rispetto a certe regioni del Nord. Il virus si trasmette con maggiore facilità in quelle aree geografiche dove è maggiore la densità abitativa. È importante focalizzare gli interventi di prevenzione nelle aree più densamente abitate”.
L’effetto del caldo sul coronavirus
Parlando dell’effetto del caldo sul coronavirus, Lopalco ha spiegato che purtroppo non esistono evidenze certe su quello che può essere l’impatto della stagione estiva sull’agente virale. “Noi sappiamo che in estate i virus respiratori, in qualche maniera, scompaiono dalla circolazione, per poi ripresentarsi in autunno. Questo è principalmente legato al fatto che in estate si chiudono le scuole e molti uffici, si sta più all’aria aperta e quindi si verificano delle condizioni sociali che rallentano la diffusione di questi virus. Non sappiamo se ciò possa avvenire anche per il coronavirus. Sicuramente le condizioni di alta temperatura e di umidità possono rallentare la capacità di trasmissione dell’agente virale, soprattutto all’aria aperta. Le goccioline del respiro potrebbero perdere di forza in presenza di alcune condizioni di umidità e di una forte irradiazione ultravioletta, che inattiva il virus”.
L’importanza dei tamponi
Sul tema dei tamponi, Lopalco ha sottolineato l’importanza di avere delle linee guida precise su come utilizzare questo strumento chiave per il controllo dell’epidemia, che serve a determinare l’entità di un focolaio epidemico e quindi a circoscriverlo. “Il tampone è un esame diagnostico: se io ho un sospetto faccio il tampone per capire se un paziente è positivo o no al coronavirus. In questo momento sarebbe importante una linea chiara, magari da parte del Ministero della Salute, che dica alle regioni come, quando e a chi fare il tampone”. L’esperto, inoltre, ha chiarito che anche gli asintomatici entrati in contatto con una persona positiva dovrebbero essere sottoposti al tampone.
Gli anticorpi
Il professor Lopalco ha spiegato che i risultati di un recente studio hanno dimostrato che tutti i pazienti ammalati di Covid-19 hanno sviluppato degli anticorpi dopo alcuni giorni. Restano però dei dubbi su quanto a lungo questi anticorpi restino nell’organismo e su quanto siano protettivi. Un’altra domanda senza risposta è: “Se io ho gli anticorpi, posso comunque essere un portatore del virus e trasmetterlo alle altre persone?”. Infine, Lopalco si è soffermato sul tema del vaccino. “Il vaccino l’abbiamo già costruito: ci sono tantissimi prototipi, molti dei quali davvero promettenti. Però dobbiamo vedere se funzionano. Finora solo pochi gruppi di ricercatori hanno iniziato la fase di sperimentazione sull’uomo. Dobbiamo aspettare i risultati. Se si riveleranno positivi, dall’inizio del prossimo anno potrebbe essere possibile iniziare una produzione su scala maggiore. Non lo avremo in poche settimane”.