Fegato grasso, i risultati di uno studio aprono a nuove possibili cure

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

Sotto la guida di Valerio Azzimato, un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet è riuscito a individuare un percorso molecolare che potrebbe ripristinare la normale funzione delle cellule immunitarie nelle persone che soffrono di steatosi epatica non alcolica 

Un nuovo percorso molecolare, identificato dai ricercatori del Karolinska Institutet, potrebbe ripristinare la normale funzione delle cellule immunitarie nelle persone che soffrono di steatosi epatica non alcolica, patologia comunemente nota come “fegato grasso” e causata dall’eccessivo accumulo trigliceridi nelle cellule epatiche. Si tratta di una condizione comune nelle persone obese o con diabete e al momento non sono disponibili farmaci per trattarla. È proprio per questa ragione che il risultato raggiunto dai ricercatori dell’università medica svedese potrebbe rappresentare un punto di svolta. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Translational Medicine e porta la firma anche del ricercatore italiano Valerio Azzimato, che in passato ha collaborato con l’Ifo Regina Elena di Roma e il Centro cardiologico Monzino.

La proteina Nrf2

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno scoperto che i macrofagi epatici (un tipo di globuli bianchi importanti per il sistema immunitario e che si trovano nel fegato) cercano di bruciare il grasso in eccesso presente nelle cellule del fegato di chi soffre di steatosi epatica. Durante questo processo, le cellule immunitarie producono delle quantità eccessive di ossidanti dannosi per l’organo. La proteina antiossidante Nrf2, che normalmente protegge l’organismo dagli effetti di queste sostanze, è del tutto assente nel fegato dei pazienti obesi, che quindi non hanno la capacità di rispondere adeguatamente allo stress ossidativo associato alla steatosi epatica.

La risposta antiossidante

I ricercatori del Karolinska Institutet guidati da Valerio Azzimato sono anche riusciti a individuare la presenza di livelli elevati di una molecola di microRna, nota come miR144, nel fegato delle persone obese. È prodotta sia dalle cellule immunitarie dell’organo sia dagli epatociti in risposta allo stress ossidativo. Questa molecola colpisce il gene Nrf2, determinando una diminuzione dei suoi livelli proteici e indebolendo la risposta antiossidante. Sopprimendo l’espressione di miR144 nelle cellule immunitarie, gli esperti sono riusciti ad abbassare la quantità di ossidanti prodotti in tutto il fegato e a ripristinare la risposta antiossidante. 

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