Un uomo, fermato per guida in stato di ebbrezza, ha negato ogni addebito a medici e polizia. Solo i ricercatori del Richmond University Medical Center di New York hanno scoperto che soffre della sindrome della fermentazione intestinale
E’ plausibile essere ubriachi senza aver assunto nemmeno una goccia di alcol? La risposta, incredibilmente, è sì ed è possibile darla raccontando una storia, che sembra assurda, ma che è diventata pretesto per un vero e proprio studio scientifico, di cui si sono occupati i ricercatori del Richmond University Medical Center di New York.
Tra dubbi ed incredulità
La storia, raccontata tra gli altri media anche dal sito della Cnn, arriva direttamente dagli Stati Uniti, dove un uomo di 46 anni viene fermato dagli agenti della polizia in Carolina del Nord e accusato di guidare in stato di ebbrezza. Subito rifiuta di sottoporsi al test dell’etilometro e per questo gli agenti lo portano in ospedale, dove il suo livello di alcol nel sangue risulta essere dello 0,2%, circa 2,5 volte il limite legale. L’uomo continua a giurare di non aver bevuto nulla, ma anche i medici oltre la polizia, non gli credono. La verità è emersa proprio grazie ai ricercatori dell’istituto newyorkese che hanno voluto esaminare questa storia, producendo anche un articolo scientifico pubblicato sulla rivista Bmj Open Gastroenterology, arrivando a stabilire che quell'uomo stava dicendo la verità. Non ha bevuto birra o cocktail alcolici, ma del lievito è stato trovato nel suo intestino che probabilmente stava convertendo i carboidrati derivanti dal cibo che mangiava in alcool. L'uomo, la cui identità non è mai stata rivelata, soffre dunque di una condizione medica raramente diagnosticata chiamata sindrome della fermentazione intestinale.
I sintomi della sindrome
La sindrome della fermentazione intestinale si verifica quando il lievito presente nel tratto gastrointestinale induce il corpo a convertire i carboidrati ingeriti attraverso il cibo in alcol. Questo processo si svolge in genere nel tratto che comprende lo stomaco e la prima parte dell'intestino tenue. "Questi pazienti vivono esattamente le stesse implicazioni degli ubriachi: l'odore, il respiro, la sonnolenza, i cambiamenti dell'andatura", ha detto alla Cnn Fahad Malik, autore principale dello studio. "Si presentano in tutto e per tutto come persone intossicate dall'alcol, ma l'unica differenza è che questi pazienti possono essere trattati con farmaci antifungini".
La genesi della patologia
Gli esperti, analizzando la storia clinica del paziente, sono arrivati a ricostruire la genesi della patologia. Tutto è cominciato nel 2011 quando l'uomo ha assunto degli antibiotici per un infortunio alla mano. In seguito alla cura ha manifestato problemi di memoria, appannamento mentale, depressione, malumore, aggressività. Alcuni anni dopo, nel 2014 è arrivata la decisione di rivolgersi a un medico, che lo ha indirizzato a uno psichiatra il quale gli ha prescritto alcuni farmaci antidepressivi. Ma una zia sospettosa, dopo la vicenda, ha voluto saperne di più e ha acquistato un etilometro per registrare i livelli alcolici del nipote. Aveva sentito parlare di un caso simile che era stato trattato con successo da un medico in Ohio e aveva convinto suo nipote a chiedere informazioni anche a quel luminare. Qui i dottori hanno trovato due ceppi di lievito nelle sue feci: il saccharomyces cerevisiae, un lievito comunemente usato nella produzione della birra e nella vinificazione e un altro fungo. L'uomo è stato curato con successo con una rigorosa dieta priva di carboidrati insieme ad alcuni integratori speciali. Ma dopo alcune settimane, i suoi sintomi hanno ripreso a manifestarsi. Questa volta, nessun trattamento sembrava funzionare nonostante le visite con numerosi professionisti.
La svolta dei medici
I livelli di alcol nel suo sangue continuavano ad essere allarmanti. Alla fine, l'uomo disperato si è messo in contatto con i ricercatori del Richmond University Medical Center, che hanno scoperto che gli antibiotici che aveva preso anni fa alteravano il suo microbioma intestinale e permettevano ai funghi di crescere nel suo tratto gastrointestinale. I ricercatori hanno quindi utilizzato terapie antifungine e probiotici per aiutare a normalizzare i batteri nell'intestino, un trattamento che ha continuato col tempo e che attualmente sta riscuotendo successo.
Solo pochi casi riscontrati
Per raccontare la rarità di questa patologia, spiega ancora la Cnn, basti pensare che la sindrome della fermentazione intestinale è stata descritta nel 1912 come "fermentazione dei carboidrati germinali" ed è stata studiata negli anni '30 e '40 come un fattore che contribuisce alle carenze vitaminiche e alla sindrome dell'intestino irritabile. Un gruppo di 20-30 casi è apparso in Giappone negli anni '70 e i primi casi negli Stati Uniti sono stati riportati circa 10 anni dopo. Ci sono stati solo alcuni casi segnalati negli ultimi anni. Tra questi quello di uno studio del 2013 che ha descritto il caso di un uomo di 61 anni che per anni sembrava essere ubriaco prima che gli fosse diagnosticata la sindrome della fermentazione intestinale.