Tumore alla prostata, nuovo test italiano per superare limiti del Psa
Salute e BenessereIl prelievo che mira a quantificare gli exosomi per la diagnosi del cancro prostatico si è rivelato più preciso del tradizionale esame che misura il Psa nel sangue: potrebbe eliminare la necessità di approfondimenti e ridurre la spesa sanitaria
La biopsia per rilevare il tumore alla prostata potrebbe presto essere sostituita da un nuovo test frutto della collaborazione tra l’Irccs Fondazione Santa Lucia e il Policlinico Umberto I di Roma. Il metodo è stato messo a punto nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e stando ai risultati pubblicati sulla rivista Cancers possiede una precisione superiore rispetto alla tradizionale misura dei livelli del Psa, che non sempre risulta affidabile nella diagnosi della neoplasia. Il nuovo test richiede un semplice prelievo e presenterebbe molteplici vantaggi, riducendo lo stress per i pazienti e la spesa a carico del sistema sanitario.
Un prelievo per rilevare il cancro alla prostata
Attualmente la diagnosi del tumore alla prostata viene effettuata misurando il dosaggio nel sangue del Psa, ovvero l’antigene prostatico specifico rilasciato dalle cellule della ghiandola prostatica. Tuttavia, secondo Stefano Fais del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Iss, questo esame non è sempre “in grado di operare efficacemente la discriminazione tra le patologie maligne e quelle benigne che spesso coesistono nello stesso paziente”. Il nuovo test ideato dai ricercatori italiani risolve però questo limite, riuscendo a diagnosticare la natura del tumore prostatico con un semplice prelievo del sangue capace di “caratterizzare e quantificare i livelli plasmatici di exosomi che esprimono il Psa”.
Il nuovo test italiano “ad altissima precisione"
Gli exosomi sono considerati dei biomarcatori di malattia poiché servono a scambiare diverse molecole tra le cellule e, nel caso del cancro alla prostata, trasportano un Psa differente rispetto a quello rilevabile nel sangue. Il nuovo test è stato sperimentato su 240 campioni con il 100% di specificità e il 96% di sensibilità: ciò significa che 96 pazienti su 100 potrebbero fare a meno di ulteriori approfondimenti. Secondo Alessandro Sciarra del Policlinico Umberto I “si tratta di un test ad altissima precisione”, come dimostrato dal confronto effettuato dallo studio tra i valori del Psa del sangue e quello trasportato dagli exosomi, molto più affidabile nel distinguere il cancro alla prostata da altre condizioni. Inoltre, per Sciarra a beneficiare del nuovo test saranno sia i pazienti, che “non devono sottoporsi a ulteriori indagini invasive e psicologicamente non devono sopportare lo stress dell'attesa dei risultati”, così come l’intero settore sanitario, che potrà ridurre i costi evitando altri approfondimenti diagnostici.