Tumore alla prostata, un nuovo farmaco migliora la qualità della vita

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Associando apalutamide alla terapia ormonale classica è possibile ridurre del 72% la mortalità e il rischio di progressione metastatica 

Durante il 34esimo Congresso dell’Associazione europea di urologia, gli esperti riuniti a Barcellona hanno parlato di un nuovo farmaco che consente di ideare delle cure sempre più personalizzate e precoci per il tumore alla prostata, ritardando così il ricorso alla chemioterapia. Si tratta di apalutamide, un antiandrogeno in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti e di ridurre il rischio di progressione metastatica. Il suo utilizzo nel trattamento dei soggetti con cancro alla prostata non metastatico (ma a rischio di diventarlo) e resistenti alla classica terapia ormonale è stato recentemente approvato dall’Agenzia europea per i farmaci.

L’efficacia del nuovo farmaco

L’efficacia di apalutamide è stata dimostrata nel 2018 grazie allo studio SPARTAN pubblicato sulla rivista specializzata New England Journal of Medicine. Dai risultati della ricerca emerge che associando il farmaco alla terapia ormonale classica è possibile ridurre del 72% la mortalità e il rischio di progressione metastatica. Nei pazienti ad alto rischio, il trattamento consente di ritardare di oltre due anni la comparsa delle metastasi. Secondo Walter Artibani, segretario della Società Italiana di Urologia (Siu), l’utilizzo del farmaco, attualmente non disponibile in Italia, permetterà di migliorare la qualità della vita dei soggetti con tumore alla prostata.

Il calcolatore online del tumore alla prostata

Recentemente, il Dipartimento Nefro-Urologico degli Ospedali Uniti di Foggia ha ideato un calcolatore online capace di valutare il rischio di sviluppare il tumore alla prostata. Per utilizzare lo strumento è necessario inserire dei parametri clinici individuabili durante una visita urologica. La realizzazione del calcolatore online, il primo in Italia di questo tipo, è stata resa possibile grazie ai risultati di 3500 biopsie prostatiche svolte su altrettanti pazienti. Secondo Giuseppe Carrieri, direttore del Dipartimento Nefro-Urologico, il raggiungimento di questo obiettivo rappresenta il completamento di “una serie di studi condotti dal nostro gruppo di lavoro in questo campo, tutti risultati in pubblicazioni in prestigiose riviste scientifiche internazionali”.

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