Cancro prostata, nuovo test del sangue: evita il 40% delle biopsie

Salute e Benessere
Presentato negli Usa nuovo esame per scoprire il tumore alla prostata, uno dei più diffusi tra gli uomini (Getty Images)
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L'esame è stato sviluppato dagli studiosi della Cleveland Clinic e presentato a San Francisco: più accurato dell'attuale analisi PSA, identifica i cambiamenti dell'antigene prostatico specifico associati all'eventuale presenza del tumore

Un test del sangue innovativo si è dimostrato più accurato del tradizionale PSA per misurare il rischio di cancro alla prostata. Il nuovo test – che senza necessità di esami invasivi riesce a distinguere tra forme maligne e benigne del cancro, molto diffuse negli uomini dopo i 50 anni – potrebbe portare a ridurre di oltre il 40% le biopsie per questo genere di malattia.

Studio della Cleveland Clinic presentato a San Francisco

Il test, ribattezzato IsoPSA, è il risultato di uno studio multicentrico presentato venerdì 18 maggio dagli esperti della Cleveland Clinic (che lo hanno sviluppato in collaborazione con la Cleveland Diagnostics Inc), durante il meeting annuale della American Urological Association a San Francisco. Secondo quanto riporta l'Ansa, il test funziona andando a identificare cambiamenti della struttura molecolare dell'antigene prostatico specifico – il PSA appunto, dall'inglese Prostate Specific Antigene – e quindi non limitandosi semplicemente a misurare la sua concentrazione nel sangue come fa l'esame attualmente in uso.  

Come funziona il nuovo test: differenze con il PSA

Un possibile nuovo passo avanti, dunque, nella lotta a uno dei tumori più diffusi tra la popolazione maschile. Nello specifico, IsoPSA valuta la concentrazione delle diverse isoforme della molecola PSA, e in tal modo può discriminare i cambiamenti strutturali della proteina associati all'eventuale presenza o assenza di cancro. Il problema del test tradizionale è proprio che non sempre a valori alterati di PSA corrisponde la presenza del cancro. Inoltre, secondo quanto sostengono gli esperti della Cleveland Clinic, il nuovo test può distinguere i tumori benigni da quelli maligni di grado elevato. Utilizzandolo, dunque, si potrebbero ridurre i casi di eccesso diagnostico e terapeutico per tumori erroneamente diagnosticati o benigni.

Cancro alla prostata: colpisce un uomo su otto

Il cancro alla prostata rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo. Nel nostro Paese, stando ai dati più recenti citati dall'Airc, nel corso della propria vita un adulto su otto ha la probabilità di contrarlo. L'incidenza è aumentata fino al 2003, proprio in concomitanza con la maggiore diffusione del test PSA, per poi stabilizzarsi. Con una media di 35mila nuovi casi l'anno solo in Italia (dato 2015). Uno dei principali fattori di rischio è l'età: le possibilità di contrarre il tumore sono infatti molto scarse prima dei 40 anni, ma aumentano sensibilmente dopo i 50 e circa due tumori su tre vengono diagnosticati ad over 65. Il 70% degli uomini oltre gli 80 anni, infine, ha un tumore alla prostata, anche se nella maggior parte dei casi la malattia non dà segni e ci si accorge della sua presenza solo in caso di autopsia dopo la morte. Il rischio che questo genere di cancro abbia un esito nefasto non è particolarmente elevato, soprattutto se si interviene in tempo grazie a diagnosi precoci. Che il nuovo test potrebbe contribuire ad aumentare.  

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