Casi di epatite colestatica, il ministero: “Non è colpa della curcuma”

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

Le analisi condotte da un gruppo interdisciplinare di esperti e dal Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale hanno dimostrato che gli episodi sono dovuti a disturbi epatici preesistenti in chi ha assunto gli integratori 

Il Ministero della Salute ha reso noto sul proprio sito ufficiale che i casi di epatite colestatica acuta associati al consumo di integratori a base di curcuma non sono dovuti a contaminanti, ma ad “alterazioni preesistenti , anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci”. È quanto è emerso dagli approfondimenti condotti da un gruppo interdisciplinare di esperti e dal Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale. I risultati delle analisi hanno spinto gli esperti ad adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori, finalizzata a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e a invitare chi assume altri farmaci a chiedere un parere al proprio medico.

L’analisi dei prodotti

Negli scorsi mesi il Ministero della Salute aveva segnalato diversi casi in Italia di epatite colestatica riconducibile al consumo di integratori alimentari a contenenti estratti e preparati di Curcuma longa. Gli episodi si sono verificati in seguito all’assunzione di dosi variabili della sostanza, spesso associata ad altri ingredienti volti ad aumentarne l’assorbimento. Grazie alle analisi condotte è stato possibile escludere la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico. Per quanto riguarda la curcuma in polvere non sono emersi elementi per particolari raccomandazioni. Il Ministero della Salute ha assicurato che la situazione continuerà ad essere seguita con grande attenzione.

Che cos’è l’epatite?

L’epatite è una patologia che colpisce il fegato: nelle sue tipologie più conosciute (A, B e C) è causata da un’infezione virale. I dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), indicano che in tutto il mondo 325 milioni di persone sono affette da epatite B e C e 1,4 milioni perdono la vita ogni anno. L’Oms si propone di ridurre del 90% le nuove infezioni e del 65% la mortalità entro il 2030. 

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