Italia, solo 7300 parti naturali su 500.000 casi: le nuove linee guida

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

Il Ministero della Salute ha diffuso i criteri per la gestione di gravidanze a basso rischio da parte delle ostetriche: oggi ci sono poche strutture con aree dedicate per il parto naturale 

In Italia, il parto naturale rappresenta una sorta di ‘lusso’: ogni anno, su circa 500.000 mamme che si recano in ospedale per dare alla luce il proprio figlio, soltanto 7300 lo fanno senza l’aiuto di interventi o farmaci. Proprio su queso tema, il Ministero della Salute ha reso note delle nuove linee guida “per la definizione e l’organizzazione dell’assistenza in autonomia da parte delle ostetriche alle gravidanze a basso rischio ostetrico (BRO)”. Questo perché, se è vero che la scelta di effettuare un parto naturale non è sempre libera, allo stesso tempo sono ancora pochi in Italia gli ospedali che possiedono aree apposite che consentano alle ostetriche di gestire in autonomia le gravidanze che non presentano pericoli per la salute della donna e del bambino.

Italia, pochi reparti per le gravidanze a basso rischio

Secondo il comunicato diffuso dal Ministero della Salute, sebbene il 99,7% dei parti in Italia avvenga nelle unità di ostetricia di strutture ospedaliere pubbliche o private, “l’offerta di percorsi assistenziali gestiti in autonomia dalle ostetriche per le gravidanze e il parto a basso rischio è ancora molto limitata”. Al momento, infatti, solo in tre ospedali situati a Genova, Torino e Firenze sono attive "aree funzionali BRO in cui le gravidanze a basso rischio sono gestite in autonomia dalle ostetriche”. Senza possedere invece reparti pensati per questo scopo, altre strutture hanno sviluppato “modelli di gestione autonoma BRO” che prevedono un’assistenza condivisa alla donna da parte di ostetriche e ginecologi.

Le linee guida per ospedali e ostetriche

Secondo Maria Vicario, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica (FNOPO), la tipologia di parto che avviene oggigiorno nella maggior parte degli ospedali è “tutto fuorché naturale, bensì caratterizzato dal ricorso a farmaci e procedure invasive che mirano a velocizzare la nascita, come episiotomia, ventosa e manovra Kristeller”. Le linee guida del Ministero della Salute, pensate per migliorare la situazione, prevedono tra le altre cose che le aree funzionali BRO siano ben connesse con i punti nascita, al fine di poter gestire eventuali situazioni di emergenza. Inoltre, è opportuno che nelle strutture che ospitano reparti BRO o supportano modelli di gestione autonoma BRO ci siano “protocolli e specifiche check list condivise con tutti gli operatori coinvolti nell’assistenza materno/neonatale”, per stabilire nei dettagli il rischio della gravidanza legato sia alla madre che al feto. Il personale è inoltre chiamato a effettuare una “rivalutazione del rischio” al momento del travaglio, mentre è fondamentale secondo il Ministero della Salute la comprovata esperienza delle ostetriche, che devono avere “espletato nella assistenza travaglio parto in service, secondo il modello one to one, un volume di attività di non meno di 50 parti”. 

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