In Italia un parto su tre è un cesareo, primo figlio a 32 anni
Salute e BenessereLa maggior parte di queste procedure, secondo il Rapporto Cedap del ministero della Salute, viene effettuata nelle case di cura accreditate. L'età media a cui si diventa mamme è 32,8 anni che scende a 30 per le donne straniere
Nel 2015 il 34,2% dei parti è avvenuto con taglio cesareo. È quanto si legge nel Rapporto Cedap (Certificato di assistenza al parto) del ministero della Salute sulle nascite nel nostro Paese, dal quale emerge che ancora troppi parti in Italia vengono svolti per via chirurgica sebbene ci siano sensibili differenze tra regione e regione.
Più comune nelle case di cura che negli ospedali pubblici
Il cesareo è utilizzato principalmente nelle case di cura accreditate, in cui si registra tale procedura in circa il 52,5% dei parti contro il 31,9% degli ospedali pubblici. Inoltre l’intervento chirurgico è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle cittadine straniere. Queste ultime vi ricorrono nel 27,7% dei parti mentre le italiane nel 36%.
L’età media dei parti tra le donne italiane è 32,8 anni
In generale secondo il Rapporto Cedap, l'89,1% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, mentre il 10,9% nelle case di cura private, con il solo 0,1% che è stato effettuato in altra struttura di assistenza o a domicilio. Inoltre la maggior parte delle nascite (62,2%) avviene in strutture dove si registrano almeno mille parti annui. Queste ultime sono 172, tra ospedali e case di cura, e rappresentano il 34,4% dei punti nascita totali. Per quanto riguarda l'età media nella quale si effettuano i parti, tra le donne italiane è 32,8 anni mentre tra le cittadine straniere scende a 30,1. Il primo figlio invece viene fatto in media, in quasi in tutte le Regioni, a un’età media superiore a 31 anni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Tra le donne straniere, invece, questa soglia si abbassa a 28,4 anni.
Il 20% dei parti per madri di cittadinanza non italiana
Nel 2015, secondo il rapporto del ministero della Salute, il 20% dei parti è stato effettuato da madri di cittadinanza non italiana. Stando ai dati raccolti, il fenomeno è più diffuso al Centro-Nord, in particolare, in Emilia Romagna e Lombardia, con il 30% delle nascite che avviene da madri straniere. Tendenza che è giustificata da una maggiore presenza di abitanti che non hanno la cittadinanza italiana. Tra le madri, le più rappresentate sono quelle provenienti dall'Unione Europea (26,1%), seguite da quelle provenienti dall'Africa (25,3%). Le donne di origine asiatica e sudamericana, invece, costituiscono rispettivamente il 18,1% ed il 7,8% delle madri straniere.