Il 27 gennaio è la Giornata mondiale dei malati di lebbra

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La lebbra è una malattia infettiva cronica causata da un batterio (foto: archivio Getty Images)
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La ricorrenza, giunta alla 66esima edizione, ha come obiettivo la sensibilizzazione su questa patologia contagiosa causata dal batterio Mycobacterium Leprae: se non adeguatamente trattata, può provocare disabilità permanenti

Il 27 gennaio ricorre la 66esima edizione della Giornata mondiale per i malati di lebbra. Questa malattia è causata dal batterio Mycobacterium Leprae, è contagiosa e può provocare anche disabilità permanenti se non trattata adeguatamente. Dal 1981, però, è curabile grazie ad un trattamento che prevede l'utilizzo combinato di più antibiotici. In Italia sono diagnosticate ogni anno tra le sei e le nove persone malate di lebbra.

Le cause della lebbra

La lebbra, nota anche come morbo di Hansen, è una malattia infettiva cronica causata dal Mycobacterium Leprae, che colpisce principalmente la pelle, i nervi periferici, le superfici delle mucose del tratto respiratorio superiore e gli occhi. Questa patologia può essere contratta a qualsiasi età, ma è curabile e il suo trattamento ad uno stadio precoce riduce la maggior parte dei rischi di avere delle disabilità permanenti. L'esatto meccanismo di trasmissione della lebbra, scrive l'Oms, non è ancora noto. Inizialmente l'ipotesi era che fosse trasmessa per contatto diretto, ma più di recente si è fatta strada anche la teoria della contaminazione per via respiratoria. Non si può escludere completamente, infine, la trasmissione attraverso gli insetti.

Sintomi e diagnosi

Come spiega il ministero della Salute, esistono due principali tipi di lebbra: la lebbra tubercoloide (Lt) e quella lepromatosa (Ll). Nella prima forma, meno grave, il paziente presenta una o più macchie cutanee. Le aree corrispondenti alle macchie hanno una minore sensibilità. Un altro sintomo di questa tipologia è l'ispessimento o danneggiamento dei nervi periferici come quello ulnare, facciale o tibiale. La lebbra lepromatosa, invece, si manifesta attraverso macule, papule (piccoli rilievi della pelle), placche, lesioni cutanee nodulari - spesso agli arti e al volto - e non possiede difese immunitarie contro il Mycobacterium Leprae. Nei soggetti con lepromatosi diffusa può insorgere il cosiddetto "fenomeno di Lucio", con ulcere – in particolare agli arti inferiori - che possono comportare gravi infezioni e presenza di batteri nel sangue. Nei casi più gravi, si possono sviluppare lesioni multiple, fino alla perdita di dita. Altre conseguenze possono essere la cecità e ulcere corneali, quando sono coinvolti i nervi facciali, perdita delle sopracciglia e deformità del naso, causata dai danni al setto nasale. Oltre alla presenza di lesioni o ingrossamento dei nervi periferici, la diagnosi deve essere confermata anche da una biopsia cutanea o del nervo colpito.

Lo stigma sociale

Ancora oggi la lebbra, come riporta la Ong Aifo, impegnata nel campo della cooperazione socio-sanitaria internazionale, è un problema sanitario importante in diversi Paesi dell'Africa, dell'Asia, dell’America Latina e, in generale, in tutte quelle aree dove persistono condizioni socio-economiche precarie. Secondo l'Oms, nel mondo tre milioni di persone presentano disabilità gravi a causa della lebbra. Oltre ai costi sanitari, "le disabilità tendono a perpetuare il preconcetto e lo stigma e molte persone, dopo il trattamento, permangono isolate, segregate, senza lavoro e senza possibilità di reinserimento sociale".

India prima per numero di casi

Stando al Weekly Epidemiological Record pubblicato dall'Oms il 31 agosto 2018, nel 2017 sono stati diagnosticati 210.671 casi di lebbra rispetto ai 217.968 del 2016. La distribuzione della malattia vede l'India al primo posto con 126.164 casi, seguita dal Brasile (26.875) e dall'Indonesia (15.910). La somma dei casi di questi tre Paesi corrisponde all'80,2% del totale mondiale. Altri paesi con un numero significativo di persone colpite, superiore ai mille casi sono: Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Filippine, Madagascar, Myanmar, Mozambico, Nepal, Nigeria, Sri Lanka, Tanzania. In Italia, invece, ogni anno, sono diagnosticate da 6 a 9 persone con la malattia (8 nel 2017). Si tratta di italiani che hanno soggiornato in Paesi con lebbra endemica oppure persone nate in altri Paesi e trasferitesi sul territorio nazionale.

Trattamento della patologia

Dal 1981 la lebbra è curabile grazie ad un trattamento definito dall'Oms, che consiste nella combinazione di tre diversi farmaci. Dopo l'inizio delle cure, il paziente non è più contagioso, per cui il suo isolamento non è ulteriormente necessario. Il protocollo prevede l'utilizzo combinato di tre antibiotici: rifampicina e dapsone vanno somministrati a tutti i pazienti, mentre la clofazimina va aggiunta nelle forme di lebbra lepromatosa. Il trattamento dura di solito uno o due anni.

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