Fobie, i battiti cardiaci sono la chiave per superarle

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Immagine di archivio (Getty Images)
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Uno studio della Brighton and Sussex Medical School ha dimostrato che è possibile sfruttare le pulsazioni del cuore per ridurre la sensazione di paura 

Le fobie sono paure solitamente irrazionali e difficili da superare. Ne esistono di tantissimi tipi, ma tra le più comuni è possibile ricordare l’avversione per gli insetti, il terrore per le altezze, il buio, i temporali e gli spazi stretti e chiusi. Lasciarsi alle spalle questi timori sembra un’impresa titanica, tuttavia un recente studio condotto dalla Brighton and Sussex Medical School ha permesso ai ricercatori di individuare una possibile soluzione.

La paura e i battiti cardiaci

Può sembrare strano, ma il team di ricerca ha stabilito che per ridurre la gravità di una fobia è necessario esporre chi ne soffre alla sua paura più grande (i ragni nel caso degli aracnofobici, per esempio) nel momento esatto in cui il suo cuore batte. Durante un esperimento condotto dalla Brighton and Sussex Medical School, 53 adulti in buona salute e accomunati da una grande fobia dei ragni sono stati sottoposti alla visione di varie immagini di questi animali con l’ausilio di un computer. Ad alcuni dei partecipanti, le fotografie sono state mostrare in sincronia con i battiti dei loro cuori (durante la segnalazione dell’eccitazione cardiaca). Un secondo gruppo è stato invece sottoposto alla visione delle immagini tra una pulsazione cardiaca e l’altra. A tutti gli altri soggetti, le foto sono state mostrate in sequenza casuale durante le sessioni di terapia.

I risultati della terapia

Ogni singolo paziente ha mostrato dei miglioramenti, tuttavia il gruppo che è stato esposto alla visione delle immagini raffiguranti i ragni in sincronia con il ritmo del proprio battito cardiaco ha evidenziato una riduzione più elevata della sensazione di paura, dei livelli d’ansia e delle risposte fisiologiche. Analizzando i risultati, i ricercatori hanno determinato che l’efficacia della terapia dipende in parte dalla precisione con cui ogni persona percepisce le pulsazioni del proprio cuore nel petto. Questo dato potrebbe essere utilizzato in futuro per personalizzare ulteriormente il trattamento.

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