Il morbo di Alzheimer si può prevedere con l'intelligenza artificiale
Salute e BenessereSviluppato dai ricercatori dell'Università degli studi di Bari un sistema che sarebbe in grado di preannunciare l'insorgenza della malattia con dieci anni di anticipo
Un nuovo passo avanti nella lotta al morbo di Alzheimer è stato fatto dai ricercatori del dipartimento di Fisica dell’Università degli studi di Bari e della locale sezione dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, che hanno sviluppato un sistema basato sull’intelligenza artificiale che sarebbe capace di prevedere l’insorgenza della malattia con 10 anni di anticipo. I risultati della ricerca, ancora in fase di pubblicazione, hanno rivelato che il sistema di intelligenza artificiale sarebbe stato in grado di rivelare automaticamente i segni precoci della malattia attraverso le immagini cerebrali di oltre 200 soggetti.
Il morbo di Alzheimer
L’Alzheimer fa parte del gruppo delle malattie neurodegenerative: conduce alla demenza, alla perdita di memoria e delle funzioni cognitive. Una diagnosi precoce certa della malattia su un soggetto vivente non è ancora possibile e, anche per questa ragione, i progressi nella ricerca di una cura avanzano a rilento. Nel mondo, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono circa 47 milioni di persone affette da demenza, con quasi 10 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno. E proprio l’Alzheimer è la causa più comune dell’insorgere della demenza, contribuendo nel 60-70% dei casi totali. Le cause all’origine di questa malattia sarebbero, in realtà, una combinazione di fattori: da quello genetico a quello ambientale, passando per lo stile di vita. L’insorgere dell’Alzheimer passerebbe attraverso una complessa serie di cambiamenti a livello cerebrale che occorrono nell’arco di decenni e vanno a compromettere le normali funzioni cognitive delle persone.
L'utilizzo dell'intelligenza artificiale
I ricercatori dell’Università di Bari, nel tentativo di arrivare ad una diagnosi quanto più precoce possibile, hanno sviluppato un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, il quale è stato addestrato a distinguere un cervello sano da uno malato attraverso un allenamento svolto sulle immagini delle risonanze magnetiche del cervello di oltre 200 soggetti, sia sani che malati. L’intelligenza artificiale sarebbe stata in grado di distinguere un cervello affetto da Alzheimer da uno sano con una accuratezza dell’86%. L’analisi della macchina, inoltre, avrebbe consentito di rivelare l’insorgenza della malattia in un gruppo di soggetti affetti da quello che in gergo clinico è definito “lieve indebolimento cognitivo” - spesso il primo sintomo del morbo di Alzheimer - con una accuratezza dell’84%. Questa condizione può manifestarsi fino ad un decennio prima della patologia. I risultati, secondo gli esperti, sono significativi, come ha sottolineato anche il professore di Neuroscienze Patrick Hof della Icahan school of medicine della Mount Sinai di New York: "Un metodo che consenta di diagnosticare l'Alzheimer con dieci anni di anticipo avrebbe un valore incredibile affinché nuove prospettive terapeutiche possano emergere". Il prossimo passo, sottolineano i ricercatori di Bari, sarà quello di estendere questa tecnica anche alla diagnosi precoce di altre malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson.