Diabete, donne incinte: solo la metà di quelle a rischio fa screening

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Un test per la determinazione immediata dei livelli di glicemia (Fotogramma)
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Lo studio di una giovane ricercatrice italiana al Congresso dell'Easd a Lisbona: nonostante le gravi conseguenze cui può andare incontro il feto, solo una su due esegue il test

Tra le donne ad alto rischio di diabete in gravidanza, solo una su due fa lo screening precoce. Questo sebbene la malattia possa avere gravi conseguenze per il feto. Lo rivela lo studio di una giovane ricercatrice italiana presentato al congresso dell'Easd, l'Associazione europea per lo studio sul diabete, in corso a Lisbona.

Cos'è il diabete gestazionale

Il diabete gestazionale è una alterazione del metabolismo del glucosio che si verifica solo in gravidanza. Le donne più a rischio sono quelle obese, con un diabete pregresso o con un'alterata glicemia a digiuno nel primo trimestre. Per queste, le nuove Linee guida pubblicate nel 2011 dall'Istituto superiore di sanità prevedono uno screening precoce fra la 16esima e la 18esima settimana di gestazione, da ripetere poi fra la 24esima e la 27esima. Nessun controllo è invece previsto per le donne che non presentano fattori di rischio.

Una donna su due non fa lo screening

Secondo lo studio però – nonostante la possibilità di serie complicanze che questo genere di diabete comporta, soprattutto per il bambino – soltanto la metà delle donne ad alto rischio esegue lo screening. Autrice dell'indagine, presentata appunto a Lisbona al congresso dell'Easd che si chiuderà venerdì 15 settembre, Cristina Bianchi, una giovane ricercatrice della Società italiana di diabetologia. Lo studio è stato condotto grazie a un grant della stessa Sid.

Conseguenze gravi per il bimbo

Tra le complicanze cui può andare incontro un bambino se la madre ha sviluppato il diabete in gravidanza ci sono malformazioni cardiache, disturbi respiratori, ipoglicemia, ittero e alto o basso peso alla nascita. Inoltre, maggiori sono anche le probabilità di un parto cesareo. Per questo i risultati dell'indagine di Cristina Bianchi sono allarmanti.

Giovani italiani premiati

A proposito di ricercatori, tre su cinque dei premi elargiti come ogni anno dall'Easd sono andati a giovani del nostro Paese: Teresa Mezza dell'Università Cattolica di Roma (che ha vinto anche il "Rising Star Fellowship Programme" per la sua ricerca sulla plasticità delle cellule pancreatiche), Ernesto Maddaloni dell'Università Campus Bio-Medico di Roma e Giuseppe Daniele dell'ateneo di Pisa. Sempre dal congresso, è uscita mercoledì la notizia di un promettente studio internazionale per un nuovo farmaco anti-diabete.

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