Tumore cerebrale infantile, forse una nuova cura per i medulloblastoma
Salute e BenessereUn team di ricerca del Cnr ha scoperto una terapia che sembra in grado di trattare il più diffuso cancro al cervello nei bambini
Potrebbe arrivare una nuova cura per il medulloblastoma, il più diffuso tumore cerebrale dell'infanzia per il quale, nonostante un accettabile tasso di sopravvivenza, la tossicità dei trattamenti oggi in uso, in particolare la radioterapia, lascia nei pazienti danni gravi, tra cui disturbi cognitivi permanenti e neoplasie secondarie.
La scoperta rivoluzionaria (che adesso andrà testata sull'uomo) è opera del team di ricerca dell'Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del consiglio nazionale delle ricerche del Cnr, guidato da Felice Tirone. Il più diffuso tumore cerebrale infantile, potrebbe quindi essere combattuto con la proteina Cxcl3. Lo studio pubblicato da "Frontiers in Pharmacology", dimostrerebbe che con questo trattamento il tumore può scomparire completamente e con meno effetti collaterali.
Una scoperta che viene da lontano - La potenziale terapia è stata sviluppata dopo studi decennali sullo sviluppo dei neuroni nel cervello e nel cervelletto (neurogenesi) e sull'interazione del medulloblastoma con la chemochina Cxcl3.
"Già nel 2012 avevamo identificato la chemochina (una proteina a basso peso molecolare, ndr) Cxcl3 quale possibile target terapeutico, dimostrando che la mancanza di questa proteina si lega a un notevole aumento della frequenza del medulloblastoma, poiché i precursori cerebellari, cioé le cellule giovani che poi diventano neuroni, non riescono più a migrare al di fuori della zona proliferativa alla superficie del cervelletto e tendono a diventare neoplastici. Una permanenza eccessiva nella zona proliferativa rende cioè i precursori più suscettibili alle mutazioni che inducono la proliferazione incontrollata", spiega Felice Tirone dell'Ibcn-Cnr, che ha guidato la ricerca in collaborazione con Manuela Ceccarelli e Laura Micheli.
Potenziali applicazioni sull'uomo - È ora in corso lo studio sull'applicabilità nell'uomo di questo trattamento, finora sperimentato sulle cavie da laboratorio e brevettato dal Cnr. Ma si pensa già alle prime applicazioni terapeutiche, ad esempio per la cura della sindrome di Gorlin. In questo caso il medulloblastoma è trasmesso geneticamente, quindi la sua insorgenza è più prevedibile e rende facilmente monitorabile lo sviluppo della neoplasia.