Roma, incendia casa dell'ex violento e uccide il coinquilino: per i giudici non è omicidio

Lazio

Per la Corte d'Assise di Roma la donna non aveva intenzione di uccidere. I fatti risalgono al 2019. Secondo la Procura l'indagata avrebbe gettato del liquido infiammabile sulla porta dell'abitazione dell’ex compagno per spaventarlo

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Nasrin Akter non voleva uccidere. Quell’incendio scoppiato nell’appartamento del suo compagno violento dove è morto il coinquilino, è stato solo un incidente. Per questo la corte d’assise d’Appello di Roma ha ridotto la condanna alla donna. Lo riporta il quotidiano La Repubblica.  Da omicidio volontario con 21 anni di carcere all’accusa di morte per conseguenza di altro reato che prevede 4 anni di galera. Una sentenza dagli effetti immediati: Nasrin Akter non deve stare in carcere, è stato revocato il decreto di latitanza. 

La vicenda  

I fatti risalgono al 5 giugno del 2019 quando un incendio distrugge un appartamento nel quartiere portuense a Roma. Rimane intrappolato tra le fiamme un cittadino bengalese di trent'anni, coinquilino del compagno della giovane. L'uomo muore all'ospedale Sant'Eugenio per ustioni di terzo grado riportate su tutto il corpo. Per la procura quel giorno Nasrin Akter è entrata a volto coperto nel palazzo di via Lo Surdo e avrebbe gettato un involucro contenente liquido infiammabile sulla porta di casa del suo fidanzato per vendicarsi dei maltrattamenti e degli abusi subiti e dare una lezione anche all'altro uomo che l'avrebbe derubata. 

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Le indagini

Gli investigatori una volta rintracciata la donna avrebbero trovato nella sua abitazione vestiti simili a quelli immortalati dalle telecamere del palazzo. Per i giudici si tratta di Akter mentre l’avvocato della donna, Claudia Serafini dichiara:  "Non ci sono prove che i vestiti siano i suoi. Per Akter era stato anche attivato il codice rosso, aveva lasciato casa nel 2018 dopo essere stata massacrata. Non è lei dentro il palazzo" ha spiegato al quotidiano la Repubblica.  Poi il legale aggiunge: “È possibile che impugneremo anche questa sentenza perché crediamo che il verdetto giusto sia un’assoluzione”.

 

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