Roma, divieto di circolazione per le auto d’epoca. Ricorso a Mattarella

Lazio
Massimo Di Pietrantonio

Massimo Di Pietrantonio

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Un’ordinanza del sindaco Gualtieri mette al bando questi veicoli dalla fascia verde della capitale. Protestano ASI e i Registri Nazionali Alfa Romeo, FIAT e Lancia, che chiedono l’annullamento del provvedimento con una lettera al Presidente della Repubblica per ottenere delle deroghe e adeguarsi ad altre città italiane

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Dal 28 febbraio le auto d’epoca a Roma sono “rottami” e hanno divieto assoluto di circolare praticamente in tutto il Comune. E’ quanto ha deciso un’ordinanza del sindaco della capitale Roberto Gualtieri (n. 27/2023), che mette al bando questi mezzi dalla fascia verde di Roma (la più grande d’Europa), non facendo distinzione fra le rare auto storiche, certificate a norma di legge, e le normali vetture vecchie (benzina fino a Euro 2 o a gasolio fino a Euro 3).

I numeri

Motivo? Ridurre l’inquinamento. Nobile causa, certamente. Anche se guardando i numeri più di qualche dubbio non può non venire. Secondo i dati MTCT infatti sul territorio della Città Metropolitana di Roma i veicoli d’uso quotidiano circolanti sono poco più di 4 milioni (4.040.078) e quelli storici sono poco meno di diecimila (9.945), vale a dire lo 0,25% del totale, che percorre annualmente lo 0,014% dei chilometri percorsi dai veicoli d’uso quotidiano (secondo quanto riportato dal censimento FIVA e dati compagnie assicurative).

 

Il ricorso a Mattarella

 

Ecco allora che l’Asi (Automotoclub storico italiano) chiede una deroga a questo provvedimento proprio perché le auto d’epoca sono ritenute ininfluenti in termini di impatto ambientale. Asi e i registri storici Alfa Romeo, Fiat e Lancia vogliono ottenere l'annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma e hanno ufficialmente presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

Le richieste

 

“In Italia circolano quasi 57 milioni di veicoli - spiega Alberto Scuro, presidente ASI - e, di questi, quelli ultraventennali sono circa 16 milioni. La percentuale di questi ultimi che risultano certificati come storici è del tutto irrilevante ma per continuare a rappresentare la risorsa culturale ed economica che sono per il nostro Paese devono poter essere tenuti in vita attivando specifiche deroghe inerenti la circolazione. Pur essendo pochi e percorrendo una media chilometrica annua bassissima (1000 km circa) in fase di trattativa ASI non ha chiesto ai rappresentanti di Roma Capitale di farli circolare liberamente ma mantenendo alcune opportune limitazioni”.

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