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Papa Francesco: questa è la terza guerra mondiale, chiediamoci cosa possiamo fare

Lazio
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"Oggi ognuno di noi deve interrogarsi davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tante gente", ha detto il Pontefice

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"Anch'io faccio questa domanda oggi: che cosa ci sta dicendo il Signore davanti a questa terza guerra mondiale? Che cosa ci sta dicendo il Signore? Non fuggire farsi la domanda: cosa mi dice il Signore e cosa posso fare io di bene?", sono le parole di Papa Francesco nell'omelia nella messa per la Giornata Mondiale dei Poveri. "Oggi ognuno di noi deve interrogarsi davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tante gente: io posso sprecare, sprecare i soldi, sprecare la mia vita, sprecare il senso della mia vita senza prenderne coraggio e andare avanti?". 

"Nella crisi non cedere a paure e superstizioni"

Inoltre, secondo il Pontefice, bisogna liberarsi "dalla tentazione di leggere i fatti più drammatici in modo superstizioso o catastrofico, come se fossimo ormai vicini alla fine del mondo e non valesse la pena di impegnarci più in nulla di buono". Questo è "l'inganno da cui vuole liberarci Gesù. Se pensiamo in questo modo - ha spiegato -, ci lasciamo guidare dalla paura, e magari poi cerchiamo risposte con morbosa curiosità nelle fandonie di maghi o oroscopi, che non mancano mai; e oggi tanti cristiani vanno a visitare i maghi cercano l'oroscopo come se fosse la voce di Dio; o, ancora, ci affidiamo a fantasiose teorie propinate da qualche 'messia' dell'ultim'ora, in genere sempre disfattisti e complottisti. La fisiologia del complotto è cattiva, ci fa male. Qui non c'è lo Spirito del Signore: Né nel cercare il voodoo né nel complotto". Secondo il Pontefice, "Gesù ci avverte: 'Non lasciatevi ingannare', non lasciatevi abbagliare da curiosità credulone, non affrontate gli eventi mossi dalla paura, ma imparate piuttosto a leggere gli avvenimenti con gli occhi della fede, certi che stando vicini a Dio 'nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto'". La storia umana è piena di eventi drammtici, ma "è altrettanto vero - dice Gesù - che tutto questo non è la fine; non è un buon motivo per lasciarsi paralizzare dalla paura o cedere al disfattismo di chi pensa che ormai sia tutto perduto e sia inutile impegnarsi nella vita", ha sottolineato. Per il Papa, "il discepolo del Signore non si lascia atrofizzare dalla rassegnazione, non cede allo scoraggiamento nemmeno nelle situazioni più difficili". "Il cristiano, allora, davanti alla prova, qualsiasi prova sia, culturale, storica o personale, si interroga - ha aggiunto -: 'Che cosa ci sta dicendo il Signore attraverso questo momento di crisi?'. E, mentre accadono fatti di male che generano povertà e sofferenza, si chiede: 'Che cosa, concretamente, io posso fare di bene?'". 

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"I poveri sono le vittime più penalizzate di ogni crisi"

Inoltre, Gesù è un monito forte a rompere quella sordità interiore che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli", ha detto papa Francesco durante la messa con i poveri nella Basilica di San Pietro. "Anche oggi - ha evidenziato - viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza, basta pensare alle crudeltà che sta subendo il popolo ucraino, di ingiustizia e di persecuzione; in più, dobbiamo affrontare la crisi generata dai cambiamenti climatici e dalla pandemia, che ha lasciato dietro di sé una scia di malesseri non soltanto fisici, ma anche psicologici, economici e sociali". E ancora: "Anche oggi vediamo sollevarsi popolo contro popolo e assistiamo angosciati al veemente allargamento dei conflitti, alla sciagura della guerra, che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell'odio". "Anche oggi, molto più di ieri, tanti fratelli e sorelle, provati e sconfortati, migrano in cerca di speranza, e tante persone vivono nella precarietà per la mancanza di occupazione o per condizioni lavorative ingiuste e indegne", ha aggiunto Francesco. "E anche oggi i poveri sono le vittime più penalizzate di ogni crisi. Ma, se il nostro cuore è ovattato e indifferente, non riusciamo a sentire il loro flebile grido di dolore, a piangere con loro e per loro, a vedere quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città". 

"Non facciamoci incantare dalle sirene del populismo"

Infine, "facciamo nostro l'invito forte e chiaro del Vangelo a 'non lasciarci ingannare'. Non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi 'messia' che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all'emarginazione. Al contrario, 'rendiamo testimonianza', accendiamo luci di speranza in mezzo alle oscurità; cogliamo, nelle situazioni drammatiche, occasioni per testimoniare il Vangelo della gioia e costruire un mondo più fraterno, almeno un po' più fraterno; impegniamoci con coraggio per la giustizia, la legalità e la pace, stando a fianco dei più deboli. Non scappiamo per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare a 'questa' storia, che noi stiamo vivendo, un volto diverso".