L'uomo aveva contestato il licenziamento inflitto nel 2017 dopo il tamponamento avvenuto nel novembre 2015 in Austria
Guarda le altre notizie di oggi 14 ottobre
Mandare messaggi al cellulare mentre si guida un mezzo aziendale è un comportamento che porta al licenziamento per giusta causa, e non a una semplice sanzione disciplinare. Lo ha stabilito la Cassazione - verdetto 30271 della Sezione lavoro, depositato oggi - che ha respinto il ricorso di un autista di una società di servizi logistici integrati. L'uomo, mentre era in viaggio in Austria, su un'auto della ditta, aveva causato un tamponamento "per grave colpa", "anche conseguente all'utilizzo alla guida di una chat telefonica".
La vicenda
L'autista aveva contestato il licenziamento inflitto nel 2017 dopo il tamponamento avvenuto nel novembre 2015, sostenendo che si trattava di un provvedimento "discriminatorio". In primo grado il Tribunale di Frosinone aveva convalidato il licenziamento, così come, nel 2018, la Corte di Appello di Roma. Per i giudici chattare alla guida diventa una "negligenza o imperizia" che "assume rilievo tenuto conto delle mansioni di autista svolte e che giustifica l'interruzione del rapporto di lavoro". Un punto di vista che è stato del tutto condiviso dalla Cassazione anche per quanto riguarda l'affermazione che "un simile comportamento, violativo delle norme sulla circolazione stradale con conseguente causazione dell'incidente, è certamente lesivo del rapporto fiduciario" tra datore di lavoro e dipendente "e giustificatrice del recesso". Secondo gli 'ermellini' quindi si tratta non di "una mera incuria nello svolgimento della prestazione che il contratto collettivo punisce con una sanzione conservativa, ma una giusta causa di licenziamento", conclude la Cassazione.