Nuova udienza davanti al gup per il procedimento che vede imputati quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore friulano. "Oggi è stata un'ennesima presa in giro", il commento dell'avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori, dopo aver preso atto del fallimento di ogni tentativo d parte del ministero di ottenere una concreta collaborazione con l'Egitto
Si è svolta oggi a Roma una nuova udienza davanti al gup per il procedimento che vede imputati quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore friulano Giulio Regeni. Il gup di Roma, alla luce delle comunicazioni giunte dal Ministero della Giustizia sul no egiziano ad una collaborazione e dai carabinieri del Ros, ha disposto la sospensione del procedimento a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso Regeni nel 2016 affidando ai Ros nuove ricerche. (IL RAPIMENTO DI GIULIO REGENI - CHI ERA)
Il ministero della Giustizia ha inviato al gup di Roma una nota in cui si sottolinea la totale chiusura dell'autorità egiziane ad una collaborazione con l'Italia per il caso. Lo scorso gennaio infatti il giudice Roberto Ranazzi aveva chiesto al governo di verificare la possibilità di una "interlocuzione" con le autorità del Cairo. In particolare nel documento trasmesso a piazzale Clodio, il ministero riferisce del "rifiuto dell'Egitto di collaborare nell'attività di notifica degli atti" con l'Italia nonché il 'no' ad un incontro tra il ministro Marta Cartabia e il suo omologo egiziano.
La famiglia: “Presa in giro, intervenga Draghi”
"Prendiamo atto dei tentativi falliti del Ministero della Giustizia di ottenere concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura del regime di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi condividendo la nostra indignazione pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati. Oggi è stata un'ennesima presa in giro". Questo il commento dell'avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni lasciando il palazzo di Giustizia
L'udienza
Al centro dell'udienza odierna il nodo relativo alle notifiche degli atti agli imputati. I carabinieri del Ros, a cui il gup aveva chiesto nuove ricerche sul domicilio degli indagati, hanno comunicato di essere riusciti ad acquisire l'indirizzo del luogo di lavoro dei quattro ma per il codice di procedura penale per questioni internazionali per le notifiche è necessario il domicilio. Intanto durante un incontro in Egitto il 15 marzo scorso, è stato comunicato al direttore della cooperazione giudiziaria italiana che sulla vicenda la competenza è della Procura Generale per la quale il caso Regeni è chiuso e non è possibile effettuare ulteriori indagini sui quattro indagati in Italia.
Presidio davanti al tribunale
La madre e il padre dello studente morto nel 2016, Paola Deffendi e Claudio Regeni - accompagnati dall'avvocato Ballerini -, prima di entrare nella cittadella giudiziaria hanno mostrato lo striscione giallo con scritto 'Verità per Giulio Regeni'.
Al presidio ha partecipato anche il presentatore tv Flavio Insinna. "Bisogna esserci. Come ha detto la mamma di Giulio su quel viso ha visto tutto il dolore del mondo, non dobbiamo darci pace fino a quando non si arriverà alla verità. Lo dobbiamo - ha detto Insinna - alla famiglia, alla parte buona di questo Paese. Voglio vivere in un Paese, come dice il Papa, che ritrovi un senso di fraternità, dove il tuo dolore diventa il mio. Questa famiglia sta facendo un'opera straordinaria con una compostezza unica al mondo".
Presente al sit in anche il presidente Fnsi Beppe Giulietti. "Noi siamo qui per dire che non smetteremo mai di reclamare verità e giustizia - ha detto -. Chiederemo che ci sia un'interruzione dei rapporti con l'Egitto qualora dovesse perseguire una politica di omissione e di cancellazione delle prove".