Roma, confiscati beni per oltre 20 milioni di euro a clan Casamonica

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La confisca conferma il provvedimento di sequestro dei beni disposto dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ed eseguito nel giugno 2020

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Eseguito un un decreto di confisca dal valore complessivo di oltre 20 milioni di euro nei confronti di alcuni membri della famiglia dei Casamonica: Giuseppe, il figlio Guerrino, detto Pelè, e Christian, figlio di Ferruccio.

L'operazione

L'operazione è stata compiuta dal personale della Divisione polizia anticrimine della questura di Roma. Il decreto di confisca di beni è stato emesso ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Roma. Confermato il provvedimento di sequestro dei beni disposto dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ed eseguito, nel giugno 2020, contestualmente a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di appartenenti al clan dei Casamonica. 

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Le accuse

Il provvedimento di confisca, sulla base delle indagini patrimoniali condotte dalla Divisione Polizia Anticrimine, evidenzia la notevole sproporzione tra i beni e i redditi dichiarati, nonché l'origine illecita dei proventi utilizzati per acquisire il compendio patrimoniale oggi confiscato. I soggetti colpiti dal provvedimento sono risultati coinvolti in organizzate ed estese attività usurarie e di esercizio abusivo del credito, nonché in condotte estorsive e di intestazione fittizia di beni, reati per i quali era stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere. Il 16 luglio 2021, in sede di giudizio abbreviato, il Gup presso il Tribunale di Roma ha emesso sentenza di condanna, tra gli altri, nei confronti di Guerrino Casamonica Pelè (10 anni e due mesi di reclusione), Cristian Casamonica (8 anni di reclusione), riconoscendo la sussistenza del clan Casamonica come associazione a delinquere di stampo mafioso. Nei confronti di Giuseppe Casamonica è in corso il dibattimento davanti al Tribunale di Roma. È stata provata l'attualità della pericolosità sia generica che qualificata dei soggetti, quindi il Tribunale Misure di Prevenzione ha applicato la misura personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di tre anni nei confronti di Giuseppe e Guerrino e di anni 2 nei confronti di Christian.

Le ville

La confisca riguarda la sfarzosa Villa Sonia con piscina di via Roccarbernarda 8, nella disponibilità di Pelè, l'altra storica villa con piscina appartenente  alla famiglia, sita in Via Flavia Demetria 90, nella disponibilità di Giuseppe Casamonica, e una villa a Monterosi, vicino Viterbo. Due delle tre ville confiscate sono state assegnate per finalità sociali. Quella di via Roccabernarda 8 è sede di un progetto per neo maggiorenni, ex ospiti di case famiglie, gestito dalla Regione Lazio - Azienda Pubblica Servizi alla Persona Asilo Savoia, mentre quella di Monterosi è stata affidata a quell'Amministrazione Comunale. Tra gli altri immobili colpiti dal provvedimento ablatorio anche la villa in uso Christian Casamonica e tre appartamenti situati a Roma e provincia.

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Gli altri beni confiscati

Il Tribunale di Roma, oltre alle ville indicate, ha anche confiscato cinque società di capitali, due società di persone e una ditta individuale, oltre a complessi aziendali tra cui una stazione di servizio con bar tabacchi situata a San Cesareo, ai Castelli Romani, nonché un bar tabacchi a Montecompatri, vicino Roma. Confiscati anche un contratto di concessione del godimento di un complesso immobiliare, con diritto di acquisto, un veicolo e oggetti preziosi per un valore di oltre 30 mila euro, 10 polizze di pegno per un valore di oltre 30 mila euro, disponibilità bancarie per un valore di 65 mila euro presso vari Istituti di credito.

Zingaretti: "Vittoria delle Istituzioni" 

"Confiscate ville al clan Casamonica per oltre 20 mln di euro. Una vittoria di istituzioni e cittadini sulla criminalità organizzata. Grazie a Questura di Roma e Dda. Ora i beni tornino alle nostre comunità, la Regione Lazio ha già iniziato con una delle ville confiscate oggi". Lo scrive, su Twitter, il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

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