Rispetto all'esito del primo grado, che aveva visto la condanna al carcere a vita per entrambi i ragazzi americani, arriva ora dal procuratore generale - all'apertura del procedimento di secondo grado - la richiesta di riforma della sentenza per Hjorth e quindi "il riconoscimento delle attenuanti generiche"
"Un delitto efferato, al limite della crudeltà". Nella sua requisitoria davanti ai giudici della corte d'Assise d'Appello di Roma, il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano chiede la conferma dell'ergastolo per Finnegan Lee Elder e una condanna a 24 anni per Gabriel Natale Hjorth, responsabili dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega (CHI ERA), ucciso con undici coltellate a Roma nel luglio del 2019 .
La requisitoria
Rispetto all'esito del primo grado, che aveva visto la condanna al carcere a vita per entrambi i ragazzi americani, arriva ora dal magistrato - all'apertura del procedimento di secondo grado - la richiesta di riforma della sentenza per Hjorth e quindi "il riconoscimento delle attenuanti generiche", perché "ha programmato tutto l'intervento, ma non è l'autore materiale!"Dal canto loro, i difensori del giovane - Fabio Alonzi e Francesco Petrelli - puntano da sempre a dimostrare "la sua estraneità dal concorso in omicidio". Nessuno sconto invece per Elder, che - sostiene il pg - ha colpito con "un'arma che fa paura solo a vederla, infliggendo una sofferenza gratuita, senza alcuna pietà. Ha affondato il coltello lasciando sul corpo della vittima i segni dell'anello alla base della lama. Come si fa ad arrivare a undici coltellate? Ne sarebbero bastate due per riuscire a darsi alla fuga".
Il processo
Il procedimento, con i due imputati che erano oggi presenti in aula, si svolge a porte chiuse per l'emergenza Covid e la sentenza è attesa per metà marzo. Dalle relazioni depositate dalle difese e relative ai comportamenti tenuti in questi mesi in carcere dai due americani, è emersa una prossima iscrizione all'università americana per Elder e iscrizione al corso di lingue all'ateneo Roma Tre per Hjorth. Una ricerca di lampi di normalità da parte dei due ragazzi, dopo le drammatiche ore di follia nella tarda serata tra il 25 e il 26 luglio di quasi tre anni fa.
Le parole del presidente della Corte d’assise d’appello
Il presidente della prima Corte d’assise d’appello, Andrea Calabria, ha affermato in apertura: “Ci appelliamo al senso di responsabilità di tutti e vi chiediamo di argomentare utilizzando toni pacati. Questa è una vicenda umana delicata”. La dichiarazione iniziale è dovuta al fatto che al processo di primo grado si era assistito a uno scontro a distanza fra la corte e le difese sulla ricostruzione della vicenda.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito, tutto partì dal tentativo dei due americani di comprare della cocaina a Trastevere. Poi il furto dello zaino del 'facilitatore' dei pusher, Sergio Brugiatelli. Quest'ultimo, ricevuta la telefonata dei due statunitensi con la richiesta di riscatto, il classico 'cavallo di ritorno', aveva allertato i carabinieri. Così era scattata l'operazione: all'appuntamento fissato nel quartiere Prati era stata inviata una pattuglia di militari in borghese, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e il collega Andrea Varriale. Ma quando i militari sono giunti sul posto chiedendo i documenti, è scattata la reazione violenta e improvvisa, in particolare di Elder: "undici fendenti in 15-20 secondi con un coltello da 18 centimetri", ha ricordato il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano. Quella stessa pattuglia, seppure in borghese, qualche istante prima si era qualificata di fronte ai ragazzi. Ma quando Natale Hjorth "ha sentito Varriale dire 'carabinieri!', come lui stesso ha ammesso, non ha fatto nulla per fermarsi, o fermare l'amico mentre accoltellava Cerciello. Se Natale si fosse fermato, se avesse detto all'amico di fare altrettanto, forse - ha aggiunto il magistrato - Cerciello sarebbe sopravvissuto. Invece non si è fermato".