Padre e figlio mutilati dalla guerra in Siria sono arrivati in Italia con la famiglia

Lazio
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Il bambino di cinque anni nato senza arti per colpa di un bombardamento aereo con armi chimiche e suo padre, cui è stata amputata la gamba destra, sono i protagonisti dello scatto diventato il simbolo del dramma siriano. Sono arrivati al Leonardo da Vinci di Fiumicino con la mamma e le due sorelline

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Mustafà al-Nazzal, il bambino di cinque anni nato senza arti per colpa di un bombardamento aereo con armi chimiche in Siria, e suo padre Munzir, cui è stata amputata la gamba destra, protagonisti dello scatto 'Hardship of Life' che ha fatto il giro del mondo diventando immagine simbolo del dramma siriano, sono arrivati in Italia. I due sono atterrati con tutta la famiglia all’aeroporto di Fiumicino Leonardo da Vinci.

L’arrivo in aeroporto

In braccio al suo papà, seduto su una sedia a rotelle spinta da un addetto di Adr Assistance eun sorriso solare. Si è svolto così l'arrivo all'aeroporto del piccolo Mustafà giunto a Roma con la mamma Zeynep, il papà Munzir e le due sorelline. La famiglia dopo essere scesa dall'aereo e scortata dalla Polizia, ha raggiunto l'uscita del Terminal 3 dove ad attenderla c'erano molte troupe televisive insieme con giornalisti e fotografi. Durante il breve transito, Mustafà ha continuato a salutare, sorridere e a mandare baci. 

Nuova vita a Siena

La famiglia si è trasferita a Siena, dove potranno iniziare la loro nuova vita in un alloggio messo a disposizione dalla Caritas e dall'Arcidiocesi. Dalla città del Palio era partita una gara di solidarietà che aveva portato alla raccolta di 100mila euro e alla possibilità di un percorso di cure nel Centro Protesi Vigoroso di Budrio (Bologna). Solo tra due settimane, dopo un periodo di quarantena, i medici potranno sottoporli ad esami con la speranza di potergli applicare delle protesi che possano ridare le gambe e le braccia al piccolo Mustafa e la gamba destra al padre Munzir. Nel frattempo, Siena si prenderà cura di loro. Lo farà grazie all'impegno dell'Arcidiocesi e del cardinale Augusto Paolo Lojudice che, insieme alla Caritas, si è adoperato per trovargli un'abitazione alle porte della città. La macchina della solidarietà e del volontariato si è già messa in moto. Alla famiglia di Mustafa verranno forniti vitto e un'indennità. Ci sarà poi da pensare all'integrazione: per questo è già stato individuato un mediatore linguistico mentre la Caritas si occuperà di creare una rete di supporto e di relazioni con il territorio. Infine, sarà attivato un percorso di accompagnamento, oltre all'insegnamento della lingua italiana. 

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