Lo afferma il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin nel messaggio inviato a nome del Pontefice al presidente del Centro di Azione Liturgica, mons. Claudio Maniago
Papa Francesco auspica che la Settimana Liturgica Nazionale che si apre oggi a Cremona, "con le sue proposte di riflessione e i momenti di celebrazione", "possa individuare e suggerire alcune linee di pastorale liturgica da offrire alle parrocchie, perché la domenica, l'assemblea eucaristica, i ministeri, il rito emergano da quella marginalità verso la quale sembrano inesorabilmente precipitare e recuperino centralità nella fede e nella spiritualità dei credenti". Lo afferma il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin nel messaggio inviato a nome del Pontefice al presidente del Centro di Azione Liturgica, mons. Claudio Maniago.
Le dichiarazioni
"La liturgia 'sospesa' durante il lungo periodo di confinamento, e le difficoltà della successiva ripresa - scrive il card. Parolin per conto del Papa -, hanno confermato quanto già si riscontrava nelle assemblee domenicali della penisola italiana, allarmante indizio della fase avanzata del cambiamento d'epoca". "Osserviamo come nella vita reale delle persone - prosegue - sia mutata la percezione stessa del tempo e, di conseguenza, della stessa domenica, dello spazio, con ricadute sul modo di essere e di sentirsi comunità, popolo, famiglia e del rapporto con un territorio". Nel messaggio si sottolinea come "l'assemblea domenicale viene così a ritrovarsi sbilanciata sia per presenze generazionali, sia per disomogeneità culturali, sia per la fatica a trovare un'armonica integrazione nella vita parrocchiale, ad essere veramente culmine di ogni sua attività e fonte del dinamismo missionario per portare il Vangelo della misericordia nelle periferie geografiche ed esistenziali". La celebrazione della messa domenicale è stata quindi messa "a dura prova dal sopraggiungere della diffusione del Covid 19 e delle necessarie limitazione per contenerla".
Realtà irrinunciabile
Parolin rileva che "il settimanale radunarsi nel 'nome del Signore', che sin dalle origini è stato avvertito dai cristiani come una realtà irrinunciabile e indissolubilmente legata alla propria identità, è stato duramente intaccato durante la fase più acuta del propagarsi della pandemia". "Ma l'amore per il Signore e la creatività pastorale - aggiunge - hanno spinto pastori e fedeli laici a esperire altre vie per nutrire la comunione di fede e di amore con il Signore e con i fratelli, nell'attesa di poter ritornare alla pienezza della celebrazione eucaristica in tranquillità e sicurezza". "È stata un'attesa dura e sofferta - osserva -, illuminata dal mistero della Croce del Signore e feconda di tante opere di cura, di amore fraterno e di servizio alle persone che più hanno sofferto le conseguenze dell'emergenza sanitaria". Ecco allora che "la triste esperienza del 'digiuno' liturgico dello scorso anno, di riscontro, ha fatto risaltare la bontà del molto cammino compiuto a partire dal Concilio Vaticano II, sulla via tracciata dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium", mentre "i tempo di privazione ha consentito di avvertire 'l'importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani'". Il Papa saluta pertanto "con gioia la celebrazione della 71/a Settimana Liturgica Nazionale, che si tiene in un territorio che ha molto sofferto a causa della pandemia e che ha visto fiorire tanto bene per lenire una così immane sofferenza".