Roma, dentista rifiuta di curare paziente con HIV: multato da garante privacy

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L’episodio risale al 2019. L’odontoiatra dovrà pagare una sanzione di 20mila euro. Gay Center: “È molto importante che il garante abbia ribadito questi concetti attraverso un'ordinanza perché purtroppo lo stigma verso le persone sieropositive viene portato avanti ogni giorno”

A due anni dalla denuncia raccolta da Fanpage.it, che riporta anche la notizia, un dentista romano che si era rifiutato di curare un paziente con Hiv è stato sanzionato dal garante della privacy: dovrà pagare una multa di 20mila euro.

La sentenza

Nella sua sentenza il Garante cita anche la legge 5 giugno 1990, n. 135 (Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l’AIDS). L'articolo 5 della legge tutela la privacy delle persone con HIV/AIDS prescrivendo riservatezza assoluta agli operatori sanitari che vengano a conoscenza dello stato sierologico di un/una paziente, vieta rilevazioni che possano comportare l’identificazione delle persone con HIV/AIDS, così come l’effettuazione di analisi volte ad accertare lo stato sierologico senza il consenso della persona interessata. "In considerazione dell’impossibilità di identificare con certezza tutti i pazienti con infezione da HIV il legislatore ha ritenuto che le precauzioni finalizzate alla protezione dal contagio siano da adottare nei confronti della generalità delle persone assistite", si legge nel provvedimento. In altre parole, le precauzioni devono essere adottate ad ogni singolo paziente, evitando di esporre le persone ad eventuali rischi o di discriminare qualcuno.

Gay Center: “Importante intervento garante”

La sentenza è stata accolta con soddisfazione da Gay Center, l'associazione arcobaleno che per prima ha denunciato l'episodio e che ha dichiarato a Fanpage: "È molto importante che il garante abbia ribadito questi concetti attraverso un'ordinanza perché purtroppo lo stigma verso le persone sieropositive viene portato avanti ogni giorno – spiega Pietro Turano portavoce del Gay Center –a discapito anche del loro benessere e del loro diritto alle cure. Ancora oggi non tutti i medici sono formati e informati su questi temi e riteniamo che questo sia assolutamente necessario per accogliere tutti i pazienti rispettando diritti e privacy".

La vicenda

Fanpage.it racconta che nel 2019 un ragazzo si è rivolto alla Gay Help Line, il numero verde nazionale contro l’omotransfobia del Gay Center, raccontando di essere stato messo alla porta in uno studio medico privato di Roma dopo aver dichiarato la sua sieropositività. Il quotidiano ha verificato con una telecamera nascosta e ha documentato diverse frasi di questo tipo: "Hiv? Devo mandarla all'ospedale. Non posso fare niente senza analisi attuali della sua condizione" e anche "Io sono un privato quindi posso fare come voglio in questo senso". Nello specifico l'odontoiatra era solito far compilare un questionario ai suoi pazienti in sala d'attesa, dove era richiesto anche di dichiarare la propria eventuale sieropositività. Il complice del giornale ha dovuto compilare il foglio ricevuto dalla segretaria scrivendo di avere l'Hiv. Dopo una manciata di secondi il medico entra nella stanza comunicando di non poter effettuare la prestazione per colpa della sieropositività. Tutta la conversazione si svolge in sala d'attesa senza concedere neanche la privacy di entrare nel suo studio.

La battaglia di Gay Help Line

Gay Help Line ha promesso subito battaglia, presentando attraverso il proprio legale Alessandro Cataldi un esposto all'ordine dei medici e degli odontoiatri e un reclamo al garante della privacy. Lo scorso 10 giugno è arrivata la prima sentenza che evidenzia due aspetti: l'utilizzo del questionario sarebbe una violazione della privacy, una struttura sanitaria di qualunque tipo, sia pubblica che privata, deve sempre applicare tutte le precauzioni per la prevenzione dalle malattie infettive. La violazione evidenziata dal garante è quella dell'articolo 5 del Codice, ovvero il trattamento dei dati personali.

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