Papa Francesco all’Angelus: “Mi recherò in Slovacchia dal 12 al 15 settembre”

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Il pontefice ha annunciato una visita pastorale. La Sala stampa vaticana: “Domenica 12 settembre sarà a Budapest in occasione della Santa Messa conclusiva del 52esimo Congresso Eucaristico Internazionale; successivamente visiterà le città di Bratislava, Presov, Kosice e Sastin”

"Sono lieto di annunciare che dal 12 al 15 settembre prossimo, a Dio piacendo, mi recherò in Slovacchia per fare una visita pastorale. Sono contenti gli slovacchi". Lo ha affermato Papa Francesco all’Angelus di oggi, tra gli applausi dei fedeli. "Il pomeriggio prima - ha spiegato ancora - concelebrerò in Budapest la messa conclusiva del Congresso eucaristico internazionale. Ringrazio di cuore quanti stanno preparando questo viaggio e prego per loro. Preghiamo tutti per questo viaggio e per le persone che stanno lavorando per organizzarlo". Francesco ha quindi salutato "con affetto" "specialmente gli slovacchi". Nel pomeriggio il Papa è stato ricoverato al Gemelli di Roma per sottoporsi a un intervento chirurgico programmato per una stenosi diverticolare sintomatica del colon

Le tappe del viaggio in Slovacchia

"Come annunciato dal Santo Padre nell'Angelus di questa mattina, su invito delle Autorità civili e delle Conferenze episcopali, domenica 12 settembre 2021, Papa Francesco sarà a Budapest in occasione della Santa Messa conclusiva del 52esimo Congresso Eucaristico Internazionale; successivamente, dal 12 al 15 settembre 2021, si recherà in Slovacchia, visitando le città di Bratislava, Presov, Kosice e Sastin. Il programma del viaggio sarà pubblicato a suo tempo". Lo ha dichiarato il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni.

Papa Francesco: “Senza apertura a novità, fede diventa stanca litania”

"Quando facciamo prevalere la comodità dell'abitudine e la dittatura dei pregiudizi, è difficile aprirsi alla novità e lasciarsi stupire. Finisce che spesso dalla vita, dalle esperienze e perfino dalle persone cerchiamo solo conferme alle nostre idee e ai nostri schemi, per non dover mai fare la fatica di cambiare". Così, all'Angelus di oggi, Papa Francesco ha commentato il brano evangelico del "nemo propheta in patria". "Può succedere anche con Dio - ha sottolineato -, proprio a noi credenti, a noi che pensiamo di conoscere Gesù, di sapere già tanto di Lui e che ci basti ripetere le cose di sempre. Ma senza apertura alla novità e soprattutto alle sorprese di Dio, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne. Diventa un'abitudine, un'abitudine sociale".

 “Dio è umile, tenero, nascosto”

Alla fine, ha chiesto il Pontefice, "perché i compaesani di Gesù non lo riconoscono e non credono in Lui? Perché? Qual è il motivo? Possiamo dire, in poche parole, che non accettano lo scandalo dell'Incarnazione". Papa Francesco ha ribadito: "Ecco lo scandalo. L'incarnazione di Dio, la sua concretezza, la sua 'quotidianità'". Secondo il Papa, "in realtà, è più comodo un dio astratto e distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società". Oppure, ha aggiunto, "ci piace credere a un dio 'dagli effetti speciali', che fa solo cose eccezionali e dà sempre grandi emozioni". Invece, ha concluso, "Dio si è incarnato: è umile, tenero, nascosto, si fa vicino a noi abitando la normalità della nostra vita quotidiana. E allora, succede a noi come ai compaesani di Gesù, rischiamo che, quando passa, non lo riconosciamo". Anzi, "ci scandalizziamo di Lui".

L’appello per eSwatini: “Invito a sforzo comune per pace”

"Dalla cara nazione dell'eSwatini, nell'Africa Meridionale, giungono notizie di tensioni e violenze", ha affermato Papa Francesco. "Invito coloro che detengono la responsabilità e quanti manifestano le proprie aspirazioni per il futuro del Paese uno sforzo comune per il dialogo la riconciliazione e la composizione pacifica delle diverse posizioni", ha aggiunto nel suo appello.

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