Sequestrati in via preventiva quote societarie, disponibilità finanziarie e immobili - tra cui lo stabile ove ha sede l'università telematica E-Campus - per un valore complessivo di circa 28 milioni di euro
Francesco Polidori, il fondatore di Cepu (gruppo che si occupa di istruzione e formazione universitaria), è finito agli arresti domiciliari nell'ambito di un'indagine della procura di Roma con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Lo rende noto la Guardia di Finanza. Un suo stretto collaboratore inoltre è stato interdetto per un anno dallo svolgere attività di impresa. A eseguire l'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip, i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, coordinati dalla Procura di Roma.
I sequestri
La Guardia di Finanza ha proceduto oggi al sequestro in via preventiva di quote di un'importante società attiva nel settore dell'istruzione, disponibilità finanziarie e immobili per un valore complessivo di circa 28 milioni di euro. Sigilli anche alla sede di E-Campus, società della galassia Cepu, a Novedrate in provincia di Como. Il valore della struttura si attesta sui 6 milioni di euro. "Gli immobili sono stati acquistati con somme di denaro - è scritto nell'ordinanza del gip Ezio Damizia - provenienti dalle distrazioni in danno della fallita società Cesd e quindi costituiscono il diretto reimpiego del profitto del delitto di distrazione perché definitivamente entrati nella titolarità della società acquirente mediante le somme di denaro distratte dalla società fallita e impiegate per estinguere il mutuo/finanziamento acceso presso le banche per il loro acquisto".
L'indagine
Sei gli indagati nell'inchiesta, denominata 'Tutoring', accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, auto-riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Al centro delle indagini i fallimenti di due importanti società, vere e proprie "bare fiscali che sono state portate a decozione con un passivo complessivo di oltre 180 milioni di euro" e attraverso le quali, negli anni, Polidori avrebbe "distratto asset dalle società e sfruttato importanti marchi del comparto dei servizi di istruzione e formazione, eludendo il versamento di ingenti imposte dovute all'Erario", si legge nella nota delle Fiamme Gialle. "In particolare, le investigazioni hanno consentito di rilevare che gli indagati - ricorrendo a vere e proprie società qualificabili come 'scatole cinesi', anche di diritto estero - hanno ideato e realizzato una serie di complesse operazioni societarie, commerciali e finanziarie tra le quali spiccano: la creazione di una società fiduciaria in Lussemburgo, intestata a terzi ma, di fatto, riconducibile agli indagati, mediante la quale è stata dissimulata la reale proprietà dei beni immobili e marchi, sottratti alle imprese fallite e fatti confluire in un'ulteriore società creata ad hoc, oggi sottoposta a sequestro".
L'evasione fiscale
Si attesta intorno ai 140 milioni di euro, secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, il valore dell'evasione fiscale messa in atto dal gruppo Cepu in oltre dieci anni. Nell'indagine svolta dai finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Rodolfo Sabelli, è emerso che i debiti accumulati raggiungono invece i 180 milioni di euro. Il gip di Roma nell'ordinanza cautelare afferma che Francesco Polidori, fondatore del gruppo Cepu e finito oggi ai domiciliari, ha "svolto un ruolo importantissimo sia sul punto di vista direttivo, organizzativo, anche operativo ed è stato in più occasioni persino destinatario diretto delle distrazioni di ingenti somme di denaro - si legge nel provvedimento -. Egli ha partecipato all'attività delittuosa operando da una cabina di regia in prima persona. Il ruolo di dominus evidentemente ancora ricoperto, l'esistenza attuale della Studium Srl", società riconducibile a Polidori, e "lo strettissimo rapporto che l'imprenditore ha con vari soggetti (collaboratori, familiari o persone a lui vicine), che ricoprono cariche sociali nella società del Gruppo, costituiscono elementi da cui desumere certamente l'attualità del pericolo di recidivanza", ossia di reiterazione del reato.