Roma, Verdini lascia il carcere di Rebibbia e va ai domiciliari

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L’ex senatore si era costituito dopo che la Cassazione aveva confermato la condanna nei suoi confronti a sei anni e mezzo di reclusione nell'ambito del processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino

Dopo 85 giorni di detenzione nel carcere di Rebibbia, l’ex senatore di Ala Denis Verdini va agli arresti domiciliari. Lo ha disposto il Tribunale di Sorveglianza, che ha accolto l'istanza presentata dai difensori. Verdini si era costituito dopo che la Cassazione aveva confermato la condanna nei suoi confronti a sei anni e mezzo di reclusione per bancarotta nell'ambito del processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino.

Emergenza Covid in carcere

Tra le motivazioni con cui i giudici, con un provvedimento di urgenza, hanno mitigato la misura cautelare c'è anche l'emergenza legata alla diffusione del Covid 19 all'interno del carcere di Rebibbia, che ha portato alla chiusura di alcune sezioni. Si tratta, in base a quanto si apprende, di un detenzione domiciliare provvisoria in quanto il regime carcerario con l’emergenza sanitaria non è compatibile con le condizioni di salute dell'ex parlamentare. Verdini andrà ai domiciliari presso la propria abitazione a Firenze.

Le condanne di primo e secondo grado

In appello Verdini era stato condannato a sei anni e dieci mesi di reclusione il 3 luglio del 2018. In primo grado gli erano stati inflitti nove anni, poi ridotti per alcune prescrizioni legate ai reati di truffa sui fondi pubblici dell'editoria. Nel processo davanti alla Suprema Corte, il pg Pasquale Fimiani aveva chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado in quanto aveva ritenuto accertati alcuni fatti di bancarotta mentre su "numerosi altri episodi" riteneva necessario un ulteriore approfondimento. Una richiesta che però non era stata accolta dai giudici di piazza Cavour, che hanno confermato sostanzialmente la condanna di secondo grado. Per l'ex senatore pende, inoltre, una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Roma il 18 dicembre scorso per uno dei filoni della maxinchiesta sul caso Consip. Nei suoi confronti i magistrati di piazzale Clodio contestano i reati di turbativa d'asta e concussione.

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