Roma, usura ed estorsioni: arrestati sei membi del clan Casamonica

Lazio

Secondo quanto si è appreso, uno degli arrestati fu coinvolto nell'aggressione avvenuta nel 2018 al Roxy bar, alla periferia della Capitale. L'operazione è stata coordinata dalla locale Procura Distrettuale Antimafia.

Sei persone considerate membri del clan Casamonica/Di Silvio sono state arrestate dagli agenti di polizia del Servizio Centrale Operativo della Squadra Mobile di Roma e del commissariato Romanina. I sei arrestati sono ritenuti responsabili a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso, usura, esercizio abusivo dell'attività finanziaria e spaccio di sostanze stupefacenti. Tra i destinatari del provvedimento di oggi c'è anche Enrico Di Silvio, già condannato in via definitiva nell'ambito del procedimento penale relativo all'aggressione avvenuta nel 2018 al Roxy bar. L'operazione è stata coordinata dalla locale Procura Distrettuale Antimafia.

Le indagini

A quanto reso noto, l'operazione è frutto dell'attività d'indagine svolta dopo l'aggressione avvenuta ad aprile 2018 al Roxy bar. Gli investigatori avrebbero accertato una serie di soprusi subiti nel corso del tempo dai gestori dell'esercizio commerciale e una reiterata attività intimidatoria per convincere le vittime a non presentare o ritirare la denuncia nei loro confronti. Dopo l'esecuzione delle ordinanze cautelari per l'episodio dell'aggressione, le indagini sono proseguite e si sono focalizzate su altri componenti delle famiglie, tutti residenti nel quartiere Romanina. Tra gli arrestati di oggi anche i genitori dei due fratelli arrestati per l'episodio del Roxy Bar.

Raggi: "A Roma non c'è spazio per la criminalità"

"Grazie a Polizia e Dda per blitz che ha portato ad arresto di sei persone del clan Casamonica -scrive su Twitter la sindaca di Roma, Virginia Raggi -. Sono accusati di estorsione aggravata da metodo mafioso, usura, spaccio. Un arrestato coinvolto anche in raid al Roxy bar. A Roma non c'è spazio per criminalità".

Gip: "Controllo mafioso del territorio"

"Fatti commessi in maniera non solo reitera ma abituale ed anzi professionale". Lo afferma il gip di Roma, Clementina Forleo, nell'ordinanza di custodia cautelare. Gli arrestati hanno posto in essere "condotte intimidatrici" e gli indagati, scrive il giudice, hanno dimostrato "intraneita' agli ambienti avvezzi al controllo del territorio con metodo mafioso". In particolare, aggiunge il gip, i fratelli Alevino ed Enrico Di Silvio, e il genero di quest'ultimo Silvio Di Vitale, hanno esercitato l'attività usuraria "in maniera abituale se non professionale". Un dato che emerge dalle dichiarazioni di soggetti vessati dagli indagati ma anche dalle intercettazioni carpite dalla Squadra Mobile. Ad esempio per un prestito di 13 mila euro i tre avevano imposto un interesse del 79%, da restituire in 9 mesi, ottenendo alla fine la restituzione di 25mila euro.

"Clima di paura"

"Emerge con tutta evidenza il clima di paura in cui versa la popolazione del quartiere Romanina e la difficoltà da parte delle forze dell'ordine di avviare e portare a termine indagini che spesso non possono compiutamente svilupparsi dati i timori delle vittime di ritorsioni da parte dei componenti della famiglia", si legge nell'ordinanzaa. Nel provvedimento sono citati anche i verbali di alcune vittime del clan. "Dall'ultima consegna di denaro, essendo ormai distrutto psicologicamente e moralmente, trovandomi in uno stato di soggezione tale da avere paura di camminare nel quartiere e di frequentare anche luoghi pubblici - fa mettere a verbale un soggetto vessato dal gruppo attivo nella zona est di Roma -e i negozi tra le vie della borgata, ho deciso di non rispondere più alle chiamate di Ivana (Casamonica, ndr.)".

Le minacce: "Te veniamo a casa"

"Te dobbiamo venì a bussà a casa tua? Ao! Se domani mattina non vieni qua…te veniamo a casa…". Sarebbe questa una delle minacce rivolta da uno degli arrestati. Si tratterebbe di un messaggio lasciato nella segreteria telefonica a un cliente per un debito di droga.

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