Camorra, 13 arresti a Roma: in manette anche i vertici del clan Moccia

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I destinatari dell’ordinanza eseguita dai carabinieri sono indagati a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, ed esercizio abusivo del credito. In corso un sequestro preventivo di beni per 4 milioni di euro

I carabinieri del Nucleo investigativo di Roma stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare, su disposizione del gip di Roma, nei confronti di 13 persone indagate a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, aggravati dal metodo mafioso, nonché esercizio abusivo del credito. Tra i destinatari dell'ordinanza anche Angelo e Luigi Moccia, capi dell'omonimo clan camorristico.

Sequestro di beni per 4 milioni di euro

I carabinieri, nell'ambito della stessa operazione, stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di beni, anche ai fini della confisca, di parte del patrimonio del clan, del valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ricostruito e individuato nel corso delle indagini. Sono quattordici i ristoranti sequestrati questa mattina dai carabinieri di Roma su disposizione della Dda di piazzale Clodio. Si tratta di esercizi commerciali nel cuore della Capitale la cui gestione è riconducibile al clan camorristico dei Moccia. I ristoranti si trovano nella zona di Pantheon , via Coronari, Trastevere, Fontana di Tevere, Castel San'Angelo, Quirinale e piazza Navona.

L’indagine

L'indagine dei militari, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e sviluppata tra gennaio e ottobre 2018, poco tempo dopo la scarcerazione di Angelo Moccia, ha permesso di documentare gli interessi economici del clan nella Capitale (tra cui ristoranti nel centro) e, in particolare, la gestione sotto diverso nome di varie attività commerciali, un'estorsione con metodo mafioso ed il reimpiego di capitali illeciti in investimenti immobiliari ed in macchine di lusso, sempre attraverso fittizie intestazioni volte a evitare che i beni in questione finissero sotto la scure delle misure di prevenzione disposte dopo le pesanti condanne di parte degli indagati. 
Con il provvedimento cautelare si è accertato il reinvestimento di capitali illeciti nel campo della ristorazione romana da parte del clan camorristico attivo nella zona di Afragola. Dalle indagini è emerso, inoltre, una richiesta estorsiva e di riscossione di 300mila euro posta in essere da affiliati al clan ai danni di imprenditori che avevano ottenuto dal tribunale di Roma la gestione di quattro locali, oggetto di un precedente sequestro di prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano riconducibile al capoclan Angelo Moccia.

Clan garantiva prestiti al figlio di Gigi D'Alessio

Il clan Moccia garantiva prestiti a Claudio D'Alessio, figlio del cantante Gigi. È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta della Dda di Roma sullo storico clan camorristico. In questo episodio i pm contestano esercizio abusivo del credito. I Moccia trattavano con almeno tre persone, fra cui D'Alessio, che "necessitavano dei prestiti, pretendendo interessi variabili senza autorizzazione". Nell'ordinanza viene citata anche una intercettazione in cui Claudio D'Alessio parla con una altra persona a cui il clan aveva prestato denaro ed entrambi si lamentano delle pressioni dei Moccia. "Se tu non blocchi un attimo la situazione e dai il tempo di respirare e di organizzarsi, qui non si andrà mai da nessuna parte, e quindi dico... cioè, non è che uno va a rubare la mattina che all'improvviso io ti posso chiudere…", afferma D'Alessio. "Serve un attimo di respiro fammi lavorare, fammi fare e poi si stabilisce un piano di rientro".

Indagato in intercettazione: "I ristoranti di Roma sono tutti loro!"

"I ristoranti sono di Angelo Moccia, i ristoranti di Roma sono tutti loro! Vedi che c'hanno un 'organizzazione... ti dico...spaventosa! Spaventosa!". E' quanto si afferma in una intercettazione citata dal gip nell'ordinanza uno degli indagati nell'indagine della Dda che ha portato all'emissione di 13 misure cautelari. In una altra comunicazione carpita, uno degli indagati afferma: "quelli c'hanno veramente un esercito..ti ammazzano".

Coldiretti: malavita è arrivata a controllare 5mila locali

Secondo Coldiretti, la malavita è arrivata a controllare 5mila locali tra ristoranti, pizzerie e bar con l'agroalimentare, che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della criminalità che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. È quanto afferma l'ente nel commentare l'operazione dei Carabinieri tra le province di Roma e Napoli sulle mani dei clan camorristici sui ristoranti della Capitale. Le infiltrazioni della camorra sono particolarmente preoccupanti in questo momento in cui - sottolinea la Coldiretti - la ristorazione per l'emergenza Coronavirus rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa degli italiani. La criminalità organizzata - precisa la Coldiretti - approfittando delle difficoltà penetra in modo massiccio e capillare nell'economia legale ricattando con l'usura o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all'estero. "Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare" afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che "in questo contesto è importante che il bonus ai ristoranti che utilizzano prodotti 100% Made in Italy sia ben indirizzato per salvare dal rischio usura le strutture e sostenere l'intera filiera agroalimentare nazionale dal campi alla tavola".

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