Ok ai domiciliari per Cecchi Gori. Giudice: “Soggetto esposto a rischio coronavirus”

Lazio

Secondo il giudice relatore del tribunale di Sorveglianza di Roma, il produttore "rientra nella categoria di persone più esposte, per le quali" viene "consigliata la permanenza in ambito domiciliare". La decisione dovrà essere ratificata dal tribunale di Sorveglianza

Il giudice relatore del tribunale di Sorveglianza di Roma, Angela Savio, ha dato parere favorevole a che Vittorio Cecchi Gori, condannato a un cumulo pena di otto anni, cinque mesi e 26 giorni di reclusione in relazione al crac della casa di produzione Safin e della Fiorentina Calcio di cui era proprietario, sconti la pena agli arresti domiciliari. La decisione del giudice, che ha accolto un’istanza della difesa, dovrà essere ratificata dal tribunale di Sorveglianza. 

L'emergenza coronavirus

Sul parere del magistrato ha inciso anche l'emergenza coronavirus. Nel provvedimento il giudice Savio afferma, infatti, che il produttore cinematografico 77enne per "l'avanzata età e per le patologie importanti da cui è affetto, rientra nella categoria di persone più esposte, per le quali le recentissime disposizioni impartite degli organi governativi hanno esplicitamente consigliato la permanenza in ambito domiciliare o comunque l'adozione di comportamenti di distanziamento sociale, sulla base della indicazione scientifica per dette persone, di uno specifico fattore di rischio di complicazioni anche fatali collegato al rischio di contagio derivante dall'epidemia di coronavirus". 

L'arresto

Cecchi Gori è stato raggiunto da un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Corte d'Appello di Roma mentre si trovava al policlinico Gemelli per problemi di salute, dove risulta attualmente piantonato. Una volta dimesso potrà tornare a casa, ai Parioli, con la possibilità di sottoporsi a controlli e terapie in ospedale come chiesto dalla difesa. Per il magistrato infatti l'ex patron viola "allo stato si trova in una condizione fisica tale che per le patologie da cui è affetto necessita di molteplici e costanti interventi terapeutici e riabilitativi non eseguibili efficacemente e tempestivamente in ambito carcerario".

Le parole della difesa

"Esprimo soddisfazione, oltre che per il risultato ottenuto, anche per la celerità del provvedimento - ha detto l’avvocato difensore Massimo Biffa -. Quanto capitato al mio assistito è la dimostrazione che la giustizia, se vuole, può essere rapida".  

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