Roma, incitavano odio razziale su Stormfront: 24 condanne. Polizia postale: “Prima volta”

Lazio
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Il tribunale ha inflitto diverse pene, che variano da un anno a 3 anni e 10 mesi di reclusione, a soggetti che su un forum web, tra il 2011 e il 2012, pubblicarono messaggi contro immigrati, ebrei e personaggi pubblici 

Il tribunale di Roma, dopo oltre sei ore di camera di consiglio, ha inflitto nella giornata di ieri 24 condanne nei confronti di altrettanti soggetti che, tra il 2011 e il 2012, sul forum web "Stormfront", avevano pubblicato messaggi contro immigrati, ebrei e personaggi pubblici. Le pene variano da un anno ai 3 anni e 10 mesi di reclusione. Agli imputati la procura romana contestava i reati, a seconda della posizione, di incitamento all'odio razziale, minacce e violazione della legge Mancino (FOTO DEL MATERIALE SEQUESTRATO). Nel corso del processo si sono costituiti come parti offese lo scrittore Roberto Saviano, l'ex sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, l’Unione comunità ebraiche e la Comunità Ebraica di Roma. La polizia postale ha definito "importante" la sentenza, poiché "è la prima vera pronuncia che condanna la diffusione dell’odio razziale attraverso la rete".

L’indagine della polizia postale

La sentenza è arrivata al termine di una lunga indagine condotta dalla polizia postale, supportata dall'allora titolare delle indagini, Luca Tescaroli, e proseguita anche per tutto il processo. Le forze dell’ordine hanno spiegato come hanno agito: "Il valore aggiunto di tutta l'attività investigativa è stato quello di aver operato sotto copertura. Così facendo, siamo riusciti ad infiltrare degli operatori in una comunità molto chiusa e siamo riusciti a tirare fuori dall'anonimato i soggetti che sono stati poi condannati".

L’inchiesta

L'inchiesta – spiega la polizia postale - era partita dopo la pubblicazione, nell’ottobre del 2011, di una sorta di "lista nera" di politici, magistrati e giornalisti: "Da quella lista siamo arrivati ad un blog, che è stato infiltrato. Ma la difficoltà più grande è stata quella di riuscire ad attribuire a ogni anonimo un'identità reale". I server su cui si appoggiava il portale, infatti, si trovavano negli Stati Uniti d’America, che non hanno mai risposto alle rogatorie internazionali con cui l'Italia chiedeva informazioni in base al primo emendamento della Costituzione, che non prevede la criminalizzazione dei reati d'opinione. Gli agenti hanno infine concluso: "È stata un’attività tecnica e una battaglia di perizie non facile".

La Comunità Ebraica di Roma: "Odio non può restare impunito"

La Comunità Ebraica di Roma, in una nota, ha dichiarato: "Accogliamo con soddisfazione la sentenza del processo Stormfront in cui si ribadisce che l'odio antisemita nella rete non è un crimine che può restare impunito. Non esistono zone franche per l'antisemitismo, ma pene severe da scontare. Il nostro più sentito ringraziamento va al pm Luca Tescaroli, alla Procura di Roma, alla Magistratura e all'avvocato Cesare Gai che ci ha assistiti, perché in un momento delicato, in cui l'antisemitismo riemerge, hanno permesso di mandare un segnale forte a tutti i predicatori di odio antiebraico".  

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