Ilaria Cucchi: “Vorrei che Stefano desse voce agli ultimi”

Lazio
Ilaria Cucchi

"Stefano è morto di botte, è morto di giustizia, di pregiudizi, tante persone sono responsabili della sua morte", ha detto durante il Forum Ansa la sorella del geometra romano arrestato dieci anni fa e deceduto dopo una settimana in ospedale 

"Vorrei che Stefano fosse ricordato come un simbolo, per ricordare tutti gli Stefano Cucchi. Di indifferenza muoiono gli ultimi, per dare voce e speranza a chi non ha strumenti per fare le battaglie che servono. Per dare voce agli ultimi. Ecco come vorrei che mio fratello fosse ricordato", sono queste le parole pronunciate durante il Forum Ansa da Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra romano arrestato dieci anni fa e morto dopo una settimana in ospedale, partecipando ad un Forum ANSA in corso a Roma. "Stefano è morto di botte, è morto di giustizia, di pregiudizi, tante persone sono responsabili della sua morte - ha proseguito Ilaria - Una sentenza in simili processi rappresenta un monito, un segnale, ai cittadini che devono continuare ad avere fiducia nelle istituzioni".

Il processo per la morte di Stefano

"Cosa devo chiedere oggi ai carabinieri imputati? Niente. Solo rispetto per Stefano e per tutti i loro colleghi onesti che ogni giorno svolgono un lavoro onesto e non devono essere accostati a persone del genere - ha poi affermato la sorella di Stefano - I depistaggi, che tanto sono costati alla nostra famiglia, sono iniziati subito dopo che con il primo comunicato Gonnella e Manconi diedero la notizia della sua morte che fu rilanciata dall'Ansa. Possiamo dirlo con certezza quando scegliemmo di pubblicare le foto di Stefano martoriato sul tavolo dell'autopsia fu uno choc. Le foto del proprio figlio, pubblicate solo per far aprire gli occhi svegliare le coscienze ci è costato tantissimo ma è stato un simbolo. Mi sono chiesta se una famiglia debba essere sottoposta ad una ulteriore violenza, purtroppo si è stato necessario". 

Ilaria: “Stefano era convinto di tornare a Casa”

"Stefano era convinto di tornare a casa durante l'udienza. Sarebbe stato così se non fosse che il maresciallo Roberto Mandolini aveva scritto il verbale in maniera tale che Stefano risultasse senza fissa dimora e per quel motivo il giudice non gli ha dato i domiciliari. E per quel motivo Stefano non è tornato a casa, non poteva immaginare questo, altrimenti Stefano avrebbe denunciato", ha poi affermato Ilaria rispondendo alla domanda sul perché il fratello, in udienza dal giudice per la convalida dell'arresto, non denunciò il presunto pestaggio.

Il depistaggio e il ruolo dei medici

"Il nodo principale del depistaggio è costituito anche da un fatto tecnico medico-legale, che ha avuto conseguenze terribili, in cui si diceva che Stefano fosse malato di suo o morto per epilessia o inanizione. Una cosa che potrebbe svincolare la morte di Stefano da quell'odioso pestaggio. Questo processo si regge su queste perizie. Perizie che lo stesso pm ha definito come parte di questi depistaggi, rimaniamo in osservazione di ciò che accadrà il 14 novembre (giorno della sentenza al processo in cui sono imputati i medici del Pertini - ndr) visto che quel processo si regge su quelle perizie", ha spiegato durante il Forum Ansa, Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. "Domani in udienza - ha aggiunto Anselmo - rivolgerò accuse molto circostanziate nei confronti di quel collegio peritale che così malamente ha influenzato la giustizia sulla vicenda della morte di Stefano Cucchi e sto parlando del collegio peritale condotto dalla professoressa Cattaneo. Il processo ai medici - ha aggiunto Anselmo - è diventato un processo surreale, hanno responsabilità evidenti per quanto riguarda la qualità dell'assistenza sanitaria a Stefano durante la sua permanenza al Pertini. Questo è un processo che si regge in piedi di fronte ad una perizia che lo stesso pm ha definito oggetto di depistaggi". 

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