Il Gup ha consentito la costituzione di parte lesa anche per i familiari di Cucchi, per il carabiniere Riccardo Casamassima, che con le sue dichiarazioni ha fatto riaprire le indagini sulla morte del 31enne
L'Arma dei carabinieri, la presidenza del Consiglio dei ministri e i ministeri della Difesa e dell'Interno sono stati ammessi come parte civile nel procedimento che vede imputati otto militari dell'Arma accusati di avere messo in atto falsi e depistaggi sulla morte di Stefano Cucchi. Il Gup Antonella Minunni ha dato il via libera alla costituzione di parte lesa anche per i familiari di Cucchi, per il carabiniere Riccardo Casamassima, che con le sue dichiarazioni ha fatto riaprire le indagini sulla morte del 31enne, per l'associazione Cittadinanzattiva e per tre agenti della polizia penitenziaria. Il giudice ha, invece, escluso il Sindacato dei Militari in quanto all'epoca dei fatti non esisteva.
"Un depistaggio a 360 gradi”
Durante l'udienza il Pm, Giovanni Musarò, ha svolto la requisitoria ricostruendo i vari punti dell'inchiesta che ha svelato il presunto depistaggio messo in atto fin da subito anche da ufficiali e vertici dell'Arma capitolina di allora. "Un depistaggio a 360 gradi - ha detto Musarò - cominciato il 30 ottobre di dieci anni fa quando, mentre ancora la Procura doveva nominare i medici legali, il Comando gruppo di Roma, all'epoca guidata dall'allora colonnello Alessandro Casarsa, aveva stabilito una sua verità e cioè che Cucchi era morto a causa delle sue condizioni di salute e non per quello che abbiamo scoperto in epoca successive". Il riferimento è anche alle percosse che il 31enne ha subito nella caserma Casilina dopo il suo arresto per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Chiesto il rinvio a giudizio
Oltre a Casarsa la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo di Roma; Francesco Cavallo,all'epoca dei fatti tenente colonnello capoufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, già comandante della Compagnia Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, ex comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all'epoca in servizio a Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, già comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo e il carabiniere Luca De Cianni. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono falso, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia.