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Mondo di mezzo, giudici: "Alemanno ha generato zone d'ombra nell'amministrazione comunale"

Lazio
Gianni Alemanno (LaPresse)

Lo scrivono i giudici della II sezione penale di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato l'ex sindaco a sei anni per corruzione e finanziamento illecito

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"Il modulo organizzativo utilizzato dal sindaco Gianni Alemanno - hanno spiegato i giudici nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato l'ex sindaco a sei anni - non è stato di certo un valido presidio a garanzia della trasparenza, dell'economicità ed efficienza nell'operato dell'Amministrazione comunale, ma invece ha contribuito alla formazione di zone d'ombra idonee a ingenerare comportamenti distorsivi e illegittimi". Alemanno il 25 febbraio era stato condannato dai magistrati della II sezione penale di Roma per corruzione e finanziamento illecito nell'ambito della inchiesta Mondo di mezzo.

La sentenza

"Le emergenze probatorie acquisite - si legge nella sentenza - sebbene diano piena contezza dell'esistenza di un progetto comune di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, diretto a corrompere Alemanno e Franco Panzironi (ex amministratore delegato di Ama, ndr), attraverso l'offerta oltre che di corresponsioni di denaro anche di altre utilità non descritte nell'imputazione (appoggio elettorale, procacciamento di voti, promessa di assunzione di una persona da parte delle cooperative gestite da Buzzi), non vi sono invece elementi di prova che dimostrino che Alemanno fosse consapevole del legame che univa Buzzi a Carminati e tanto meno che potesse avere contezza del sodalizio criminoso, riconducibile ai due, hanno aggiunto i giudici".

"Due fasi distinte"

Nelle motivazioni i giudici affermano che "è possibile distinguere una prima fase, quella coincidente temporalmente con la sindacatura di Alemanno, in cui i rapporti dell'imprenditore Buzzi con il sindaco per prudenza sono stati mediati da Franco Panzironi e Antonio Lucarelli, e il periodo successivo in cui, cessata la carica ed assunta quella di consigliere di minoranza, l'imputato ha intrattenuto contatti diretti con Buzzi, palesando una disinvoltura indicativa di una pregressa e solida consuetudine di rapporti". In merito alla Fondazione Nuova Italia, riconducibile all'ex sindaco, i giudici scrivono che "ha rappresentato per l'imputato un 'portamonete' necessario per finanziare la propria attività politica nonché un salvagente per assicurarsi un sostentamento economico personale una volta terminato il periodo della sua sindacatura".