Raid in un bar di Roma: confermate in appello le condanne ai Di Silvio

Lazio
Immagine d'archivio (ANSA)

I giudici di secondo grado hanno ritenuto fondate le accuse di lesioni, violenza privata e minacce aggravate dal metodo mafioso. La pena per Enrico Di Silvio è stata abbassata a due anni due mesi

Sono state confermate in appello le condanne a carico dei tre appartenenti al clan dei Di Silvio accusati del raid punitivo in un bar di Roma avvenuto il primo aprile del 2018. I giudici di secondo grado hanno ribadito le accuse di lesioni, violenza privata e minacce aggravate dal metodo mafioso. Confermata l’entità delle pene, pari a 4 anni e 10 mesi per Alfredo Di Silvio e a 4 anni e 8 mesi per suo fratello Vincenzo mentre è stata abbassata di un anno (2 anni e due mesi), contrariamente a quanto scritto in precedenza, la pena nei confronti del nonno Enrico. Il processo di primo grado si è svolto con rito abbreviato. Per questa vicenda il 25 febbraio scorso è stato condannato in primo grado a 7 anni Antonio Casamonica, rampollo del clan attivo anche nella zona della Romanina, che aveva optato per il rito ordinario.

L'aggressione al Roxy Bar

L'aggressione ai danni dei titolari del Roxy Bar della Romanina era stata compiuta, secondo quanto emerso, come ritorsione al fatto di non essere stati serviti subito. Gli aggressori avevano prima offeso i gestori e poi avevano preso a cinghiate una cliente disabile 'colpevole' di averli invitati ad allontanarsi.

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