Caso Alpi, i giornalisti si oppongono all'archiviazione del processo

Lazio
Ilaria Alpi

Le sigle Fnsi, Odg e Usigrai affermano: “È intollerabile che a 25 anni di distanza da quell'agguato, i servizi segreti si siano nuovamente rifiutati di collaborare con l'Autorità giudiziaria” 

La Federazione nazionale della Stampa, l'Ordine dei giornalisti e Usigrai hanno depositato l'opposizione all'archiviazione dell'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Miran Hrovatin uccisi a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. L'atto è stato redatto dall'avvocato Giulio Vasaturo.

La presa di posizione del giornalismo italiano

"Con questa iniziativa - si legge in una nota diramata - tutte le rappresentanze del giornalismo italiano hanno espresso, unitariamente, la loro ferma opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero, segnalando al giudice le gravi carenze dell'inchiesta giudiziaria contro le quali, a venticinque anni di distanza dall'esecuzione di Mogadiscio, rischia definitivamente di arenarsi il percorso di giustizia e verità intrapreso al fianco di Giorgio e Luciana Alpi".

Il silenzio dei servizi segreti

Nell'atto di opposizione viene chiesto al Gip di "imporre ai nostri apparati di intelligence di rivelare le generalità della fondamentale fonte confidenziale del Sisde (oggi AISI) che nel 1997 ha riferito dei collegamenti fra l'omicidio di Ilaria e Miran ed i traffici di armi e rifiuti in Somalia. È intollerabile, infatti, che a venticinque anni di distanza da quell'agguato, i servizi segreti si siano nuovamente rifiutati di collaborare con l'Autorità giudiziaria, affermando di non aver potuto chiedere al testimone il proprio consenso a rendere dichiarazioni innanzi ad un giudice", si legge nell'atto. Fnsi, Odg e Usigrai hanno sottolineato "come il testimone abbia sempre l'obbligo di collaborare con la giustizia e che, pertanto, la giustificazione addotta dai servizi segreti è assolutamente irricevibile". Le parti offese "hanno sollevato, sul punto, la questione di legittimità costituzionale, chiedendo al giudice di rimettere gli atti alla Consulta per sancire l'incostituzionalità della normativa che consente all'intelligence di opporre il segreto sulle proprie fonti, ricorrendo a motivazioni anche manifestamente illecite".

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