Alle sei persone fermate sono stati contestati i reati di traffico illecito di rifiuti, corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico
Sei persone sono state arrestate su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico. Tra i fermati, ci sono anche quattro carabinieri, tra cui un luogotenente di 54 anni, che era stato già sospeso dal servizio per un’altra vicenda penale. Le indagini, iniziate nel 2017, sono state coordinate dalla Dda della capitale e sono state seguite dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico. L’accusa nei confronti degli uomini dell’Arma è quella di essersi adoperati più volte per fornire agli imprenditori indagati notizie riguardanti le attività di polizia giudiziaria in corso. Il tutto avveniva dietro compensi in denaro e altre utilità. Il procuratore di Roma, Michele Prestipino, si è espresso sulla vicenda che ha visto coinvolto gli uomini dell’Arma, dicendo "La Procura di Roma è grata ai carabinieri del comando tutela ambientale che hanno scoperto una falla al loro interno e hanno raccolto prove fondamentali per eseguire provvedimenti restrittivi".
L’indagine sulle aziende di autodemolizioni
L’indagine è partita per verificare l’attività di una serie di aziende di autodemolizioni, che omettevano di bonificare le carcasse dei veicoli rottamati, prima di conferirli alle altre ditte della filiera. Gli inquirenti hanno constatato che i mezzi non venivano privati dei materiali e delle sostanze inquinanti e una volta compattati era attribuito loro un codice di classificazione che indicava un rifiuto "trattato ed idoneo" quando in realtà non lo era. L'indagine si è concentrata sulla società Italferro srl di Bologna, che trattava 30 mila tonnellate annue.