Roma, omicidio Michela Di Pompeo: condannato a 30 anni il compagno

Lazio
Foto di Archivio (ANSA)
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L’omicidio era avvenuto il primo maggio 2017 in via del Babbuino, nel centro storico di Roma. Al direttore di banca, 56 anni, sequestrati anche i conti correnti 

A distanza di 16 mesi dall’omicidio della compagna, avvenuto il primo maggio 2017, quando al culmine di una lite l'aveva colpita con un manubrio da palestra uccidendola sul colpo, Francesco Carrieri è stato condannato a 30 anni di carcere.
Per l'omicidio di Michela Di Pompeo, insegnante della Deutsche Schule, una delle più prestigiose della Capitale, al 56enne sono stati sequestrati anche i conti correnti e il tfr in vista della decisione del giudice civile, che dovrà stabilire il risarcimento in favore dei familiari della donna. Per questa vicenda la Procura, nei mesi scorsi, aveva chiesto per l’uomo 12 anni di carcere riconoscendogli la semi infermità mentale. Il gup, accogliendo una richiesta della parte civile, ha però disposto una perizia psichiatrica in base alla quale Carrieri è stato riconosciuto capace di intendere e di volere al momento del fatto. Secondo i periti, l’imputato “è affetto da disturbo bipolare attualmente in fase di buon compenso psicofarmacologico. Al momento dei fatti oggetto del procedimento era capace di intendere e di volere”. Dopo l’arresto, l’uomo aveva ammesso di avere colpito Michela al culmine di una lite scaturita dal suo timore di essere lasciato.

La perizia

Nella perizia l’imputato ha ricostruito le fasi precedenti all’omicidio: “Quella sera eravamo rientrati da un week end fuori. Presi il suo telefono per vedere i messaggi, era la prima volta che le controllavo il telefono forse era successo una volta, lo avevo fatto per leggere cosa diceva della mia malattia con le sue amiche, quale era il giudizio nei miei confronti, non ho trovato niente d'importante”. E ancora: “Alle 5 del mattino la svegliai, le dissi che non volevo tornare al lavoro e ci fu una lite perché lei voleva che tornassi al lavoro. Io dicevo tra me e me di non essere un assassino, ma invece l’ho colpita. Poi, non sapevo se fosse viva o morta e sono andato dai carabinieri a costituirmi. Le ho fatto del male ho rovinato la sua vita e la vita di tutti”. 

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