
È una formula che designa un esecutivo guidato non da una figura politica ma da un esperto, solitamente in economia o materie tecnico-scientifiche, ma che deve ottenere comunque la fiducia del Parlamento. A comporre la squadra dei ministri solitamente sono solo tecnici, ma non sempre e non esclusivamente. I casi? Ciampi nel 1993, Dini nel 1995 e Monti nel 2011. E ora Draghi potrebbe diventare il quarto

Sono stati tre i governi tecnici nella storia della Repubblica, vale a dire presieduti da personalità estranee ai partiti. E il quarto potrebbe essere quello dell'ex presidente della Bce Mario Draghi, che ha accettato con riserva l'incarico che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli affidato dopo aver fatto appello alle forze politiche per un governo di alto profilo

Ma cos'è un governo tecnico? Si tratta di un esecutivo in cui il presidente del Consiglio e la squadra di governo (o almeno la maggior parte di essa) non vengono individuati tra le forze politiche ma tra esperti, solitamente di economia o materie tecnico-scientifiche. I governi tecnici, comunque, non fanno eccezione rispetto agli altri e devono ottenere la fiducia di una maggioranza politica in Parlamento

I ministeri e gli altri incarichi della squadra di governo in un esecutivo tecnico, quindi, solitamente - ma non sempre - vengono affidati in base alle competenze specifiche di ogni persona che la compone

Il primo governo tecnico della storia repubblicana fu quello presieduto da Carlo Azeglio Ciampi sul finire dell'XI legislatura, dopo che il precedente governo di Giuliano Amato era stato falcidiato dagli avvisi di garanzia di Tangentopoli

Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro affidò l'incarico al governatore della Banca d'Italia, Ciampi, che giurò il 28 aprile 1993 e si dimise il 13 gennaio 1994, dopo l'approvazione della nuova legge elettorale maggioritaria, il Mattarellum

I ministeri furono guidati in parte da politici (Nicola Mancino, Nino Andreatta, Rosa Russo Iervolino, Valdo Spini, Fabio Fabbri) e da tecnici di altissimo profilo ai portafogli economici (Luigi Spaventa, Luigi Gallo, Piero Barucci). I giornali parlarono per la prima volta di "governo del presidente", lo stesso termine utilizzato per il possibile esecutivo guidato da Mario Draghi

Il secondo esecutivo tecnico fu quello guidato da Lamberto Dini, dopo la caduta del primo governo Berlusconi, nel 1995

Anche in questo caso fu Scalfaro a incaricare quello che era stato il ministro del Tesoro del governo Berlusconi, oltre che Direttore generale di Bankitalia. Dini giurò il 17 gennaio 1995 assieme ad una squadra composta esclusivamente da tecnici, tenendo per sé il Tesoro

Dopo un anno, l'11 gennaio 1996 Dini rassegnò le dimissioni. Attorno a quell'esperienza di governo nacque il partito Rinnovamento Italiano, che alle elezioni, alleato con l'Ulivo, superò lo sbarramento dell'4% ed entrò in Parlamento

Nel novembre 2011, durante la crisi del debito in Europa e la corsa dello spread in Italia, il governo Berlusconi IV si dimise e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incaricò l'ex commissario europeo Mario Monti

Monti era stato nei giorni precedenti nominato senatore a vita dallo stesso Napolitano

Monti giurò al Quirinale il 16 novembre 2011, portando co sé una squadra di soli tecnici. Anche in quel caso si parlò di "governo del presidente". Monti si dimise il 21 dicembre, e anche lui diede vita a un partito: Scelta Civica, formato da personalità della società civile, che alle elezioni prese l'8,3% all'interno di un polo che si assestò al 10,56%

Il 2 febbraio 2021, dopo aver constatato l'impossibile di formare un governo politico sostenuto da una maggioranza in seguito alla crisi innescata dall'abbandono di Italia viva della squadra di governo, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha conferito all'ex presidente della Bce Mario Draghi l'incarico di formare un nuovo esecutivo. Se l'operazione dovesse andare in porto, si tratterebbe del quarto governo tecnico nella storia della Repubblica italiana