Federico D'Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento confermato nel governo Draghi

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Bellunese, classe 1976, ha un passato da analista di sistemi informatici. Eletto con il M5s nel 2013, di cui era uno dei volti più noti. Nel 2019 è diventato ministro nel Conte-bis e ha mantenuto l'incarico anche nell'esecutivo guidato da Mario Draghi

Federico D'Incà è il ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Draghi (TUTTI I MINISTRI DEL GOVERNO DRAGHI). Si tratta di una riconferma, visto che aveva questo incarico anche nel precedente esecutivo Conte-bis. Pentastellato della vecchia guardia, uomo di mediazione, presenza fissa nelle Aule parlamentari, questore della Camera: il bellunese nel 2019 aveva raccolto l'eredità di Riccardo Fraccaro.

Il passato da analista di sistemi informatici

Nato il 10 febbraio 1976, sposato, laureato in Economia e Commercio all'università di Trento, D'Incà ha un passato da analista di sistemi informatici e quindi da caposettore in una società della grande distribuzione. Il suo ingresso nella politica risale a prima del boom del M5S, quando si presentò nella località dove risiedeva, Trichiana, con una lista civica. Quindi, l'abbraccio con il Movimento di Beppe Grillo. 

Si definisce vicino al pensiero di Olivetti

Nel 2013 D'Incà viene eletto alla Camera dei deputati e, nelle prime fasi dell'esordio del Movimento in Parlamento è uno dei volti pentastellati più noti. Nel 2017, in Veneto, è uno dei promotori in prima linea, tra i 5 Stelle, del referendum per l'Autonomia. Nel 2018 viene comunque rieletto e, pian piano, con l'acuirsi delle frizioni tra M5S e Lega, la figura di D'Incà torna ad emergere, inserendosi nell'ala più critica, nel Movimento, del governo giallo-verde. Sul suo sito personale si definisce "vicino al pensiero di Adriano Olivetti, lettore appassionato di politica economica e di filosofia, interessato al mercato finanziario e all'economia reale". Ma il ministro ha anche un altro hobby: coltivare ortaggi e verdure, nel suo orto nel Bellunese. Dal 5 settembre 2019 diventa il ministro per i Rapporti con il Parlamento del Governo Conte-bis. Il 3 ottobre 2019 ha ricevuto anche la delega alla Riforme. Poi a febbraio 2021 è stato riconfermato nello stesso ruolo anche da Mario Draghi.

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