“Mattarella russofobo”: la lunga storia delle accuse di Mosca

Nessun timore. Nessun passo indietro. Sergio Mattarella non è uno che arretra innanzi agli atteggiamenti aggressivi o minacciosi. Anzi. La sua storia, personale e politica, parla chiaro. Se c’è una convinzione, basata sulle regole, sul diritto giuridico e internazionale, se c’è un sopruso o il tentativo di silenziare una giusta causa, l’attuale Capo dello Stato non si fa certamente da parte… tutt’altro. Vicende familiari, passate, vicende politiche anch’esse trascorse, dimostrano che nella sua azione non trovano spazio soggezione, tentennamenti, timore: quando c’è da tenere il punto, l’attuale Capo dello Stato, lo fa …e basta. Dalle invettive e le condanne alla Mafia, all’avvertimento, ripetuto, sulla tutela dell’ambiente, dal monito -spesso rivolto alla politica - al rispetto delle regole, fino alle battaglie - negli anni passati dell’attività parlamentare - ritenute giuste e per le quali non ha esitato a presentare puntuali dimissioni dai suoi incarichi… fu il caso, negli anni ‘90, delle dimissioni da ministro. Non c’è Marsiglia che tenga, quindi, né tantomeno liste di presunta “russofobia” divulgate, che possano distogliere dall’idea di una piena e netta condanna rispetto a un conflitto avviato e a una violazione territoriale di uno Stato sovrano come quello ucraino. Il rispetto delle regole, la strada maestra Negli anni al Colle, Mattarella ha ribadito più volte l’obbligata, inevitabile necessità del rispetto delle regole come base di convivenza civile, insieme al rispetto reciproco tra le parti. Lo ha fatto fin dal suo primo discorso di insediamento, pronunciato nell’ormai lontano 3 febbraio del 2015. Parole indirizzate ai parlamentari, al mondo politico-istituzionale, spesso litigioso e a tratti rissoso, ma che non potevano non essere estese al contesto internazionale che, di lì a pochi anni, avrebbe visto - come spiegato dallo stesso Presidente - peggiorare la sua condizione. La spirale di violenza e il mondo cambiato in peggio "Prima il Covid con le sue conseguenze economiche e sociali - che pur stavamo dominando con efficacia grazie alla collaborazione scientifica internazionale - e poi i comportamenti umani come l'aggressione della Russia all'Ucraina e l'esplosione di violenza con l'evento terroristico di Hamas in Israele, con l'innesco di una spirale di violenze di cui non si riescono a capire confini e conseguenze, dimostrano che i guai l'umanità se li procura in maniera irresponsabile. Il mondo è cambiato in peggio", diceva Mattarella, ricevendo al Quirinale il presidente finlandese Sauli Niinisto, il 23 ottobre del 2023. Aggiungendo: "Abbiamo parlato della sciagurata aggressione della Russia all'Ucraina e della necessità che rimanga un sostegno fermo e costante a Kiev, sotto ogni profilo, perché in questo modo si difende la pace". Insomma, una umanità irresponsabile che innesca una spirale di violenza da un lato, e il fermo sostegno all'Ucraina, necessario a difendere la pace, dall’altro. L'aggressione russa, le colpe del Cremlino e non del suo popolo Un mondo cambiato in peggio… laddove il peggio è tutto ciò che è il prodotto della irresponsabilità e degli egoismi del presente a danno delle future generazioni… dall’ambiente, appunto, alle guerre. La negazione e la condanna, senza alcun timore, del conflitto come soluzione a ogni controversia, il richiamo al rispetto reciproco e delle regole per tutelare la convivenza civile: tutti concetti che, se accostati alla fermezza nelle e delle proprie idee, rappresentano la principale delle spiegazioni di una tensione che nasce dalla rivendicazione di un’idea di benessere e di pace e che dall’altra parte viene invece vista come ingerenza o, come da ultimo menzionata, russofobia. Ma perché non è in questi termini che va posta la questione? Lo spiegano le stesse parole del Presidente della Repubblica che, come ebbe a dire il 7 dicembre del 2022, alla prima della Scala, con il “Boris Godunov”, la “cultura russa non si cancella, è parte integrante di quella europea… mentre la responsabilità della guerra va attribuita al governo di quel Paese, non certo al popolo russo”. Parole in risposta a chi polemizzava sull’opportunità di rappresentare un’opera russa. Nessuna “russofobia” quindi. La difesa della territorialità ucraina e la diplomazia persa Le responsabilità sono dunque chiare, spiega Mattarella. E non risiedono nel popolo russo, ma nel suo governo. Lo scorso mese di giugno, in occasione della Festa della Repubblica, davanti al Corpo diplomatico, al Quirinale, Sergio Mattarella pronunciò queste parole: "Oggi, l'amara lezione dei conflitti del XX secolo sembra dimenticata: l'aggressione all'Ucraina da parte della Russia pone in discussione i fondamenti stessi della nostra società internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica. Con lucidità e coraggio occorre porre fine alla insensatezza della guerra e promuovere la pace". Sempre al Corpo diplomatico… in occasione, questa volta, della tradizionale cerimonia per gli auguri natalizi a fine 2024… stigmatizzava l’incertezza prodotta sullo scenario mondiale dal venir meno dell’equilibrio internazionale realizzato dal secondo dopoguerra in poi… “equilibrio che non c’è più". E ribadiva: "Dopo l’aggressione russa all’Ucraina nuovi fronti di crisi sono esplosi. Non è più il tempo del confronto tra due blocchi, quello dell’epoca della cosiddetta 'guerra fredda', nel quale la corsa agli armamenti militari, e in particolare alle dotazioni nucleari, era contenuta da una intensa iniziativa politico diplomatica capace di evitare pericoli di conflitto aperto. Oggi prevale il conflitto. La politica e la diplomazia appaiono sovente accantonate dalla scelta delle armi, operata da chi ha dato avvio alla guerra. Le istituzioni sovranazionali ne risultano indebolite… e le nostre nuove generazioni si confrontano con stupore e disorientamento con le immagini e le parole della guerra”. L'amara lezione dei conflitti e la deriva emotiva per i giovani Per questo Mattarella invitava a una approfondita riflessione sui danni che questa deriva emotiva può produrre, nel lungo periodo, sulle donne e sugli uomini di domani. Il futuro incerto, insomma, su cui intervenire prima che sia tardi. Sempre sul tema, in Montenegro, nel corso di una visita ufficiale, lo scorso febbraio il Capo dello Stato ribadiva: “L’auspicio è che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato, del diritto e della carta delle Nazioni Unite”, rimarcando poi la posizione dell’Italia sempre chiara, nitida, limpida. Ancor prima, maggio 2024, durante la commemorazione dell’80.mo anniversario della battaglia di Montecassino, accanto al suo omologo, il polacco Duda, ricordava come “la tragedia dell'Ucraina richiami a un rinnovato impegno contro le dittature". I giovani, il loro futuro e quell’eredità conflittuale da non lasciare come fardello, quindi. La Lectio di Marsiglia e la fermezza di fronte all'aggressore Non solo questo. La denuncia di Mattarella è stata una costante nei suoi interventi sui temi geopolitici: in un suo messaggio, in occasione dei tre anni dall’inizio del conflitto , definisce quella di Mosca “una brutale aggressione” ribadendo la piena solidarietà alla “coraggiosa resistenza ucraina” e la necessità della ricerca di “una pace giusta in linea con i principi Onu”. Ed è proprio tra febbraio e marzo che la tensione si acuisce. Il discorso più forte, più duro, arriva a Marsiglia, pochi giorni prima, il 5 febbraio, in una Lectio Magistralis seguita al conferimento di un dottorato honoris causa: un ragionamento articolato, ben più ampio rispetto agli stralci riportati sinteticamente sugli organi di stampa, sui rischi che certe azioni comportano, seppur in contesti storici diversi: le violazioni dei confini territoriali di uno Stato sovrano, le aggressioni espansionistiche, le leadership del timore che prendono il posto di quelle improntate alla stima e all’ammirazione. Mattarella dice: “Accanto a una nuova articolazione multipolare dell'equilibrio mondiale si riaffaccia, con forza e in contraddizione con essa, il concetto di ‘sfere di influenza’, all'origine dei mali del XX secolo che la mia generazione ha combattuto… La strategia dell'appeasement non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?”, si chiede. Ma aggiunge: “Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che inevitabilmente sarebbero venute a mancare. Negli anni ‘30 anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L'odierna aggressione russa all'Ucraina è di questa natura”. Parole che portano il Capo dello Stato nel mirino del ministero degli Esteri russo. Che in tre circostanze, in rapida successione attacca Mattarella. La replica di Mosca, le firme e le minacce di Zacharova Per tre volte in pochi giorni è Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, a non risparmiare critiche e attacchi. Parla di dichiarazioni "blasfeme" da parte di Mattarella nel voler far credere “che la Russia possa essere equiparata al Terzo Reich". Poi parla, anzi scrive su X, con toni più minacciosi riferendosi a dichiarazioni che "avranno conseguenze". Infine, sempre via social, questa volta su Telegram, postando un video in cui riceve dal giornalista filorusso Vincenzo Lorusso diecimila firme di italiani “che non condividono il pensiero del presidente Mattarella”. Una petizione anti-Quirinale accompagnata da lacrime che - dice - “parlano di più di altre parole e che esprimono tutto il dolore del popolo russo”, intonando infine il canto partigiano ‘Bella Ciao’. Protesta rilanciata poi anche dall’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov. Nessuna reazione dal Quirinale. Hiroshima, la narrativa nucleare e il nuovo attacco russo Non passano molti giorni che la “querelle” si arricchisce di un nuovo capitolo. Il Presidente della Repubblica, in visita ufficiale in Giappone, è l’8 marzo, al Memoriale di Hiroshima, simbolo della tragedia atomica, non risparmia critiche a quella che definisce la “pericolosa narrativa che arriva da Mosca, Pyongyang” e non solo, rispetto alle “sconsiderate e inquietanti minacce nucleari in essere”. A stretto giro, è il 13 marzo, arriva l'ennesimo attacco di Mosca a Mattarella: “Le affermazioni del presidente italiano secondo cui la Russia minaccia l'Europa con armi nucleari sono menzogne e falsità”, accusa sempre la portavoce del ministero degli Esteri Zakharova. Di tutta risposta la Farnesina convoca l’ambasciatore russo. E Zakharova controreplica. Parlando con il quotidiano Izvestia avverte: “Non hanno nulla con cui difendersi e così hanno deciso di attaccare. Siamo di nuovo arrivati al cuore del problema: abbiamo colto la stessa persona mentire”. Mattarella, del resto, nel suo articolato discorso di Hiroshima aveva anche voluto ricordare e precisare come il tabù del nucleare - pilastro nei rapporti internazionali per decenni, aveva detto - fosse stato eroso pubblicizzando l'esistenza di armamenti atomici di cui si sottolinea la portata "limitata": una portata “controllabile e circoscritta a singoli teatri di operazioni che, dunque, implicitamente suggerisce la loro accettabilità nell'ambito di guerre che si pretenderebbero locali". Quale addendum a beneficio di una più ampia comprensione della questione basterebbe ricordare anche alcune dichiarazioni del Cremlino. Ad esempio l'ex presidente Medvedev, attuale vice presidente del consiglio di sicurezza della Federazione russa che spiega: "Sul nucleare non bluffiamo", disse nel 2024. Lo stesso Putin aveva minacciato l'uso di ordigni nucleari "limitati" grazie a "missili a raggio intermedio" che potrebbero colpire molto velocemente le capitali europee. Le accuse d "russofobia" e la lista del Cremlino E arriviamo agli ultimi giorni. Quando dal Cremlino arriva la “lista”, una nuova offensiva all’indirizzo del Capo dello Stato, e non solo. Siamo a fine luglio e, nel mirino del ministero degli Esteri da tempo, finiscono Sergio Mattarella e, con lui, il ministro degli Esteri Tajani e della Difesa Crosetto, inseriti in un elenco di russofobi: dichiarazioni e nomi di personalità istituzionali di Paesi europei e della NATO presentati come esempi di 'hate speech' …odio contro Mosca. La frase citata di Mattarella, neanche a dirlo, è quella pronunciata all'Università di Marsiglia lo scorso 5 febbraio. Di nuovo la Farnesina convoca l'ambasciatore russo e si ripete la piena e totale solidarietà bipartisan della politica italiana a cominciare da quella della Premier Meloni, che parla di propaganda e inaccettabile provocazione da parte di Mosca. La "replica" al Ventaglio Mattarella dal canto suo tiene il punto come sempre e, nel corso della tradizionale cerimonia del Ventaglio con la Stampa parlamentare al Quirinale, ricorda come “la postura aggressiva della Russia prosegua”, invitando a fare tesoro - ancora - dell’esperienza della storia. “Oggi - dice - molti protagonisti vogliono essere temuti più che stimati e apprezzati” e si agisce, nonostante gli anni trascorsi dalla Seconda Guerra mondiale, il cui epilogo portò alla Carta delle Nazioni Unite, con “prove di forza attraverso conquiste territoriali e azioni di dominio sui propri vicini”: insomma, un tornare indietro. “La postura aggressiva russa in Ucraina prosegue, un macigno sull’Europa e sui giovani, che ha cambiato la storia del Vecchio Continente, cancellando l'equilibrio della pace”. Mattarella ricorda, però, anche come la Russia resti un grande Paese malgrado le responsabilità della sua attuale dirigenza di fonte alla storia. Mattarella che, forse, tra sé e sé ricorda anche quei 4mila troll, falsi profili Twitter e social che lo presero di mira pesantemente nel maggio del 2018 all’indomani del veto, in piena legittimità costituzionale, alla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia del nascente governo giallo-verde del Conte I.

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Pierfrancesco Ferrara