Taranto al voto, ma il futuro dell'ex Ilva resta fuori dalle urne

C’è stato un tempo in cui, a Taranto, i comizi elettorali si tenevano nei parcheggi della “grande fabbrica”. Erano gli anni del boom della siderurgia tarantina, che assicurando benessere e posti di lavoro , era diventata la gallina dalle uova d’oro per una politica che all’ombra delle ciminiere costruiva successi elettorali e carriere. Oggi che l’acciaieria è sprofondata in una crisi, forse, irreversibile, i politici fanno invece a gara a tenersene lontani, e la parola Ilva, che a Taranto si pronuncia senza il suffisso “ex” perché “l’acciaieria è sempre lì”, è la meno utilizzata tra i candidati alle Amministrative del 25 e 26 di Maggio. La città alle urne E sì, perché a Taranto, domenica e lunedì prossimi, si torna a votare. Mentre la cronaca continua a raccontare di altoforni che prendono fuoco e polemiche tra ministri e magistrati , la città si prepara a scegliere una nuova Amministrazione Comunale dopo che la vecchia, guidata da Rinaldo Melucci, era caduta in anticipo, sfiduciata dalle dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Sei i candidati alla poltrona di primo cittadino; 860 quelli che proveranno a strappare uno dei 32 posti di consigliere, in una competizione che prim’ancora di iniziare, vanta già un primato nazionale: il maggior numero di candidati “impresentabili”. Non servono sondaggi per prevedere che, con ogni probabilità, per conoscere il nome del nuovo sindaco di Taranto bisognerà attendere il ballottaggio dell’8 e 9 giugno. I due principali schieramenti, infatti, hanno deciso di dividersi alle urne; niente campo largo nel centrosinistra, dove il M5S corre da solo, e doppio candidato anche per il centrodestra. Quindi, le due candidature “esterne”, molto legate al passato della città come vedremo, e che come tali promettono di recitare un ruolo tutt’altro che secondario. I candidati sindaco Si parte dall’unica donna in lizza, Annagrazia Angolano, la giornalista candidata dal Movimento 5 Stelle, che non ha trovato l’intesa con le altre anime del centrosinistra locale. Che a sua volta, facendo valere le proprie prerogative rispetto alle indicazioni romane, ha deciso con il Pd di puntare su Pietro Bitetti, già presidente del Consiglio Comunale. Apparentemente diviso anche il centrodestra; Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono trovati d’accordo sulla candidatura di Luca Lazzàro, ex presidente di Confagricoltura, mentre la Lega appoggia Francesco Tacente, presidente uscente del Consorzio Trasporti Pubblici, da più parti considerato, in realtà, un “civico”. A chiudere la lista dei candidati sindaco, due cognomi che hanno segnato la storia della città: Mirko Di Bello, avvocato, nipote di Rossana Di Bello, la prima sindaca della città recentemente scomparsa, e Mario Cito, ex consigliere comunale, figlio di Giancarlo, già sindaco e parlamentare, morto solo pochi giorni fa. I temi della campagna elettorale Trasporti, turismo e città vecchia alcuni dei temi che hanno provato a riscaldare una campagna elettorale breve e piuttosto tiepida, che si è tenuta volutamente a distanza dalla crisi del siderurgico, arrivata a un punto di non ritorno. Ma chi dovesse vincere le elezioni non potrà continuare a farlo ancora per molto. È vero che i destini dell’acciaieria, anche questa volta, si decideranno inevitabilmente lontano dalla città dei due mari, ma sarà il suo primo cittadino a dover gestire le inevitabili ricadute sociali di queste scelte. Perché qualunque cosa accada alla “grande fabbrica”, per Taranto è arrivato il momento di voltare, finalmente, pagina.

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