Perché dobbiamo parlare di legge elettorale

Mettiamo per un momento da parte la tensione crescente tra politica – anzi, governo – e magistratura. Non fa più notizia, né la tensione, né il fatto che sia crescente. Sarebbe interessante capire se e quando finirà e se sarà troppo tardi per definirci ancora una democrazia liberale dove c’è la distinzione dei poteri, et cetera et cetera… Mi pare che il momento sia ancora distante, quindi parliamo d’altro. Nel rapporto tra politica e opinione pubblica succedono cose strane. Per esempio, il dibattito sulla legge elettorale è considerato da tutti poco interessante, roba da addetti ai lavori, roba che interessa solo a chi si è messo in testa di diventare onorevole. Questo disinteresse è bizzarro. Provate a chiedere a un tifoso di calcio se è interessato alle regole che stabiliscono quando c’è un rigore, quando un fuorigioco. Non solo tutti conoscono le regole in vigore, ma quasi tutti hanno in testa un’alternativa che ritengono migliore e che sperano possa essere adottata in futuro per il bene del calcio. I tifosi e la passione per le regole Ecco, quello che succede sul campo da gioco della politica riguarda tutti. Dovremmo essere tutti tifosi. Tutti dovremmo conoscere le regole e trovare assai interessante il dibattito su eventuali alternative. E la legge elettorale è la regola delle regole, anche se per scelta dei padri costituenti non è nella carta fondamentale. Quindi, innanzitutto, è bene interessarsi al dibattito. Ed è il momento giusto, visto che sull’argomento ne è appena cominciato un altro, l’ennesimo, sperando non si risolva a ridosso delle urne. Che è un’altra pessima abitudine e genera mostri, in genere di sembianze almeno in parte suine. È il momento giusto pure per porre la giusta attenzione al fatto che una legge elettorale non è per niente neutra rispetto al tipo di mondo che vogliamo. La non neutralità della legge elettorale Non è un caso per esempio che l’Italia diventata repubblica, uscita distrutta dalla guerra e da un’esperienza di governo radicalmente antidemocratica, abbia per lungo tempo adottato un sistema proporzionale puro e solo molto dopo lo abbia cambiato con sistemi maggioritari o misti, una volta allontanata la paura di derive autoritarie. Anche grazie a quello che succedeva nel mondo intorno, tendenzialmente multilaterale, tendenzialmente liberal democratico, apparentemente orientato verso il diritto più che verso la forza. La forza e il diritto Oggi sembra il contrario, tutto il contrario. L’ascesa di Trump sarebbe stata molto più resistibile se la democrazia americana fosse cresciuta con un sistema proporzionale. Ognuno si tiene la sua idea se sarebbe stato preferibile. Ma se la democrazia deve essere un sistema in cui i poteri ma anche le visioni del mondo si limitano e integrano reciprocamente in un lavoro che potenzialmente non finisce mai, il proporzionale – diciamo – è un contrappeso preventivo. Se invece ritenete che, soprattutto oggi, sia più importante decidere che discutere, allora il proporzionale non va. Il fatto è che finché sono i buoni a decidere, va tutto splendidamente. Ma di cattivi è pieno il mondo. Per tutto questo, da tifosi della democrazia, il dibattito sulla legge elettorale deve appassionarvi.

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